Reciprocità

La caccia | Trasmessa il: 10/15/2000




Mi erano sfuggite, la settimana scorsa, le dichiarazioni rilasciate da Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, a proposito di una manifestazione che la Lega Nord aveva in progetto di effettuare, e suppongo avrà effettuato, contro la decisione di rendere possibile, non ho capito bene se a Milano o a Lodi, la costruzione di una moschea.  Sono riportate su “Repubblica” del 7 ottobre scorso e mi sembra meritino di essere più diffuse di quanto siano state finora.

       Formigoni, in sostanza, ha detto di essere d’accordo con quanto sostenuto a suo tempo dal cardinale Biffi, quello per cui bisogna difendere l’identità cristiana dei nostri paesi contro la montante marea islamica.  Lo ha detto, naturalmente, con una certa qual dose di quella ipocrisia oratoriale che lo caratterizza, inserendo il discorso in un appello per la difesa di quella libertà religiosa, che, a suo dire, “l’Occidente e il nostro governo” devono difendere “a tutte le latitudini”.  E se questo interesse per la libertà religiosa da parte di un noto integralista può sembrare strano, non ci vuole poi molto per scoprire il trucco.  Siccome ci sono dei “Paesi islamici integralisti nei quali è fatto divieto, pena sanzioni severe, di praticare religioni diverse” ne consegue, per Formigoni, che è giusto “porre il tema della reciprocità”.   La conclusione sottintesa (ma tutt’altro che difficile da divinare) è quella per cui, visto che in Arabia Saudita, in Sudan e in altri paesi musulmani, anche se non in tutti, non è lecito costruire né frequentare edifici di culto cristiani, non si vede perché permettere l’edificazione di moschee nella pianura padana.

       Il pio Roberto, notoriamente, è ciellino, per cui è normale che, in tema di libertà religiosa, abbia delle idee, come dire, discutibili.  Non è questo il problema.  Il problema è che certe cose le può dire benissimo il cardinale Biffi, che è vescovo principe di una chiesa che ha da poco elevato agli altari il papa che ha condannato in forma solenne l’idea che quella libertà potesse riguardare anche gli altri.  Ma non può dirle, ahimè, il Presidente della Regione Lombardia.   La Regione Lombardia, fino a prova contraria, non è una teocrazia, ma un istituto democratico, sia pure imperfetto, e le regole della democrazia, sia pure imperfetta, non comprendono, per quanto possa sembrare strano, il principio di reciprocità.

       Vedete, se i diritti civili fossero, per così dire, un bonus elargito ai singoli dal governo, il criterio dell’io ti do qualcosa a te e tu mi dai qualcosa a me potrebbe avere una sua, sia pur rozza, validità.  Ma, per quanto il concetto, per certa gente, sia difficile da afferrare, la situazione non sta esattamente così.  In democrazia, dei diritti sono titolari tutti gli uomini in quanto tali e di questa titolarità nessuno (ripeto: nessuno) può essere deprivato.  Certi stati, naturalmente, non se ne curano e certi altri tendono a riservarne il godimento ai propri cittadini, ma questo, in termini di principi, non conta affatto.  Non per niente la costituzione della nostra repubblica, di cui nessuno ha sospeso la validità in Lombardia, riconosce e garantisce, all’articolo 2, “i diritti inviolabili dell’uomo” tout court.   A un certo genere di cattolici (mica a tutti, per fortuna) l’idea sta un poco sul gozzo, perché questi principi, alla fin fine, sono stati affermati in polemica e in lotta con la chiesa, ma anche loro, se vogliono partecipare alla vita politica di uno stato moderno, devono accettarli, sia pure obtorto collo.

       Tutto ciò, probabilmente, al pio Formigoni non interessa affatto.  Lui con certi principi ha scarsa frequentazione, soprattutto con quello di coerenza.  Venera il papa di cui sopra, quello del Sillabo e della condanna del liberalismo e venera anche Berlusconi, che del liberalismo, a torto o a ragione, si considera il massimo interprete contemporaneo.  E poi ha quelli della Lega in maggioranza e deve subire le loro cazzate senza protestare, consolandosi, probabilmente, con la considerazione che quella di sopportare pazientemente le persone moleste è, dopo tutto, una delle opere di misericordia corporale.  Ma visto che la democrazia liberale cui, sia pur controvoglia, soggiace, comprende, oltre alla libertà di fare i dané, anche la libertà di coscienza (in cui è incluso, fino a prova contraria, il diritto di costruire moschee) anche lui dovrebbe decidersi a scegliere.   O fa il Presidente della Regione, e come tale i principi del Cardinale Biffi se li può scordare, o si dedica alla difesa dell’identità religiosa del paese, nel qual caso è pregato di lasciare la Presidenza a qualcun altro e con cortese urgenza, grazie.  Il potere, ahimè, non è più assoluto: chi lo esercita ha certi doveri, cui è obbligatorio attenersi.  Anche questo – dopo tutto – è un problema di reciprocità (C.O.)


15.10.’00