Per l’unità della sinistra di classe

Poesia | Per l’unità della sinistra di classe, poemetto, in "Nuovi Argomenti" 29/30, settembre / dicembre 1972



«If it were done when 'tis done,
then 'twere well it were done quickly... »
W.S.



« com'è lontano quel venticinque
aprile » recitava il manifesto
polemicamente rivolto al compagno
Lazagna, comandante partigiano
adesso in ceppi per provocatorio
disegno repressivo.

tendeva
così una mano (affermando negava)
su ventìsette anni, collegava
i vecchi combattenti ai nuovi partigiani
che stavano nascendo. onde era giusto
affermare non esserci un domani
per fascisti e padroni.

il corteo
bagnato si andava formando
retrocedendo. il fronte fisso con
bandiera rossa; stella gialla in campo
blu (tupamaros); verde bianco nero
con triangolo rosso all'asta (pale-
stinesi); i/erre/a su sfondo verde.


ovunque striscioni a dividere in strofe
viventi endecasillabi, affluivano
compagni, che poco per volta
farcivano i cordoni. fisso il fronte
per chi stava di. dietro era gioco-
forza l'andare retro.

(poliziesche
gocce di pioggia afferravano in vita
con dolorosa violenza i granelli
di polline alati a mezz'aria
e li trascinavanò giù).
orsù. Ricostruiamo l'unità
dispersa delle avanguardie
e delle masse, siccome .
in un diuturno gioco di pazienza
non immemore a tratti dell'arte
del vigile urbano.
svoltiamo
giulivi a destra
aspettiamo
che passi un altro corteo
ci accodiamo
confluiamo
giriamo a sinistra
defiliamo
con il pugno chiuso
salutiamo tenendo generici
legami emozionati tra chi resta
in piazza del duomo e chi vuol guadagnare
piazzale Loreto: in piazzale
Loreto, diciamo, c'è ancora tanto posto.

ecco, una festa è succeduta all'altra
e l'una all'altra lotta. i nostri babbi
lottavano, non sempre con
impostazione corretta e adeguata
scelta di campo (chi parla è pur
sempre un poeta laureato). adesso
lottano con gusto e gioia
i fratellini minori. menano
talora con perizia e compostezza.
s'accendono di genuino
entusiasmo se il vecchio compagno
(impermeabile di
nailon blu e berretto calato
sulla fronte rugosa, stendardo
purpureo con fregi in oro
delle brigate garibaldi) risponde
al saluto levando il pugno chiuso.
non sembrano provare nostalgia
del partito d'azione; tanto meno
dell'unità della sinistra. non
c'è santi: la base operaia
è con loro, la storia anche, il P
C I no ma questa è questione
invero secondaria.
i vecchi
partigiani salutano al pugno
o a san vittore ricordano.
quanto
è lontano, compagno Lazagna,
quel venticinque aprile - vorrebbero dire -
non quello famoso però, che è vicino
in ispirito. molto. più lontano .
, remoto, quello in cui il compagno
Lazagna, o chi per lui, locupletava
di bianco e verde il rosso al fazzoletto
e pacifico affiuiva alle piazze
per ascoltare il Lohngonehnnipahrri
lamentare. chiocciando l'assenza
(più di rado esultando esaltare
la provvisoria presenza) del
sommo nemico del popolo Andreotti.

echeggiano gli slogan. stracciato
dagli ormeggi si abbatte sull'asfalto
uno striscione neofascista che
acrobatici ed agili compagni
sono saliti a staccare .
al terzo piano. esultano le masse:
nostalgia accende nei cuori
il ricordo di quei pugni chiusi.

ma si, compagni, so.
volete dire
che il tempo lavora, al di là
delle singole storie personali
strade diverse ci portano tutti
all'unica meta, là dove
celebra ovvii trionfi
lo spirito oggettivo,
come a dire la storia. in questa
previsione s'incarna la modesta
ed ambiziosa nostra utopia.

verremo al rendez vous. voi spumeggiante
progenie di rivolta giovanile
cui questa definizione
non piace punto.
voi, che invece avete
tradotto in concetti
politici rabbia e rivolta .
di condizione operaia ed a dure
rinnovellate lotte avete posto
mano.
. e voi, fautori scervellati
di sanguinosa insurrezione, cui
daranno il la pur sempre le parole
di Pottier e la musica di
Degeyter, facitori un tantino
imprudenti di bottiglioni
incendiari in occulte latebre.

voi, occupatori di case
che al dilà delle scelte strategiche
vi commuovete scoprendo
uno stile di vita comunista
nei falansteri improvvisati, in cui
la vita ha da riprendere anche se
già l'accordo tra Aniasi, il questore
e lo I A C P è raggiunto
e il pulotto allo sgombero s'accinge
voi compagni diletti ed amati
ed il compagno partigiano in ceppi

ed il compagno baraccato cui
alla lotta spinge la rabbia
(lui, modello vivente di concreta
dialettica tra simbolo e realtà)

ed i compagni ghiotti di marxismo
ancora un po' boccheggianti perché
non hanno smaltito gli effetti
della dieta un po' ricca con cui .
li ha nutriti il compagno panzieri

(i compagni che adesso dirigono
le nostre lotte, stupiti in cuor loro
in questa pur precaria base di massa)

ed i non molti intellettuali
ex giacobini che hanno soffocato
nostalgie di Togliatti/Pannunzio

ed eredi assortiti di lotte
variamente concluse, vanamente
concluse,
:tutti
, tutti intorno al Fuoco
della Rivoluzione verremo a scaldarci
da questa persistente e uggiosa pioggia.
giubilanti
ci scambieremo attorno al falò le facezie
del buon umore, certi di non essere più
lontani dalle masse.
attorno a noi
le masse.
noi stessi, anzi le masse.
il Popolo.
verranno.
l'attesa
sarà finita. un giorno, i più sca1triti
di voi lo sanno, l'aria silenziosa
attorno al fuoco del grande bivacco
rivoluzionario sarà scossa
da un cloppete cloppete lontano:
sparso il capo di cenere verrà
timido al glorioso appuntamento
di persona il compagno Berlinguer.

« si può? » ci chiederà, dubbioso in volto,
accennando al bivacco, magnanimi
gli faremo ammiccando un po' di posto
passandogli la pagnotta .
marxista con cui saziare
l'antica fame dell'ideologia.
all'indomani, di buon'ora, anch'egli
risoluto e impacciato potrà
cimentarsi nei più elementari
doveri rivoluzionari
(montare la guardia, strigliare
i cavalli, badare ai fucili,
accompagnare allo scacciapensieri
il canto corale dell'inno).

sarà quel giorno certa conclusione
del processo di crescita, di cui
oggi, al suo inizio, ci compiaciamo.

che, se il revisionismo, che è concetto
astratto, disarma gli operai,
non sapranno gli operai, che sono
soggetto concreto e motore di storia,
disarmare il revisionismo?
per ora, l'ideologia
ci circonda, fautori di lotte
decisive, ricercatori .
dell'inesausta varietà cui funge
da provvisoria immagine la lunga
sequenza del corteo del venticinque aprile

... per ora solo

ancora pochi mesi.

si vanno decantando, come i precipitati
chimici al fondo di una soluzione,
i lunghi interminabili discorsi
di cui s'allegrava il giovane Oliva
nei suoi anni trascorsi.
le osterie
centrali, in cui assisi a lunghe tavolate
bevendo con fare solenne l'ardente licore
del Sud ci si industriava
a rivedere le bucce al partito
comunista, son molto lontane.

remotissime le redazioni
delle predilette riviste.

remote le fresche e accoglienti
case del popolo in cui, nel maggio odoroso,
si radunava l'irsuto congresso dell'U G I.

lontano le tresche psiuppine.
l'affascinante
quérelle infinita cui era bello
abbandonarsi con il comunista serio
fedele al Partito ma aperto a sinistra,
/l'assidua
lettura dei Quaderni Rossi/
la calcolata
follia che a volte spingeva ad anomale
scelte, con relativa
adesione a progetti vanamente
alternativi, siccome il Partito
Radicale od affini.

dodici anni (scarsi)
di indefessa dialettica (odio/amore
per i più, ma antipatia/ dovere
per alcuni) con il Grande Glorioso
Partito Della Classe Operaia
(amen) più o meno (ma si)
dal novembre del cinquantasei
al maggio del sessantotto.

e il consolato spagnolo
per Grimau e la sera di Cuba
ed il messaggio alla Tri-
continentale
ricordi, compagno?

che non sono poi tempi, a pensarci
.troppo lontani, col cavolo, anzi
che sono lontani
:marciano lieti e impettiti
pochi cordoni più innanzi gli stessi compagni,
a noi mescolate irraggiano ancora mesti sorrisi
le compagne de quibus, e un certo sentore
di sinistra (bassiana) del P S I è sospeso a mezz'aria.
eppure, diremmo, l o n t a n i .

oggi (grAn vOce), si, compagni, plòp
plòp, siccome bolle di sapone
cominciano ad esplodere talune
contraddizioni altrui, dentro alle quali
con destrezza ipotetica inseriamo
la nuova forza concresciuta per
fecondare la Rivoluzione
ventura .

(né ci sgomenta
l'idea, per certi tratti vagamente
allusiva, di fecondare
alcunché inserendo qualcosa
in qualcos'altro: dopo Nanterre
ne abbiam viste ben altre).


o per lo meno speriamo. sgargianti programmi di lotta
e di vittoria scandiamo a gran voce.
la classe
operaia deve dirigere
tutto.
la casa si prenda
ma ci si guardi bene dal pagare
l'affitto.
sul capestro vada Rauti
e sia scarcerato il compagno
Valpreda.
in scuola fabbrica quartiere
la nostra lotta - ovvio - è protesa al potere.

nel volare festoso delle sillabe
e il crosciare giulivo di striscioni
missini abbattuti spariscono
i problemi delle elezioni.

ma non fateci ridere.
Sciampagna
e molotòff
- alégher -
alle masse
si addice solo la lotta di classe

già il nemico ha paura e la questura prezzola
tupa tupa
(alé alé)
!

marciavamo sicuri allo scoperto
sul lungo corso bagnato
verso piazzale Loreto, laddove
(essendosi scordato il Gruppo Gramsci,
addetto alla bisogna, d'apprestare
palco e microfoni) non si
sarebbe tenuto comizio alcuno.

nel frattempo sulle sonanti
falangi, lieve trascorreva a volo
la Musa gentile, cercando
il suo poeta. lo trovava, infine,

intento a scomposto galoppo
verso la coda, nei cordoni estremi
di Lotta Continua, frammisto
ai compagni del collettivo
autonomo, un poco più innanzi
dello striscione di P 0, compreso
di sé. sorridendo la Diva
ponevagli in capo l'alloro
che alle lotte, anch'esso, incoraggia

poi, da piazzale Loreto,
trasvolava veloce alle pendici
boscose dell'Elicona.



CARLO OLlVA


Questo insolito poemetto di Carlo Oliva, trentenne, insegnante di lettere in un liceo milanese, militante e studioso della nuova sinistra, s'inserisce ne/ genere, poco praticato in Italia, della poesia politica. E con originale tranquillità, perché Oliva crede nei modi illustri e nelle figure classiche della poesia (sino ad un recupero, con ironia ed affetto, dell'« aura » mitologica).
Il rapporto di rottura e riarticolazione, istituito in questo poemetto tra metrica pascoliana e materiali tematici di lotta politica, può suscitare perplessità, ma una perplessità che direi utile, da primo stadio di comportamento sotto straniamento brechtiano; l'adeguato slancio narrrativo contribuisce, successivamente, alla tonalizzazione ed alla riapertura problematica. Cioè, l'autore appare fiducioso, nonostante tutto, e della storia proletaria e della poesia politica. Non è poco a chi consideri già in atto l'equivalenza storia=storia dal punto di vista del proletariato.

Giancarlo Majorino
Per l’unità della sinistra di classe, poemetto, in "Nuovi Argomenti" 29/30, settembre / dicembre 1972