La notizia, pubblicata da tutti i giornali
milanesi mercoledì, secondo cui tra le cause del calo di passeggeri sui
mezzi pubblici cittadini, con le ovvie ricadute sui bilanci dell’ATM,
c’è, ed è – anzi – prominente, il “rischio terrorismo”, come a dire
che i milanesi non andrebbero più in tram o sul metrò per paura di incappare
in qualche micidiale attentato islamico, era così palesemente assurda che
l’hanno smentita tutti il giorno dopo. Eppure, la fonte era affatto
affidabile: era stato il presidente stesso dell’Azienda Trasporti, Bruno
Soresina, a scrivere nero su bianco, nella relazione di accompagnamento
al bilancio consuntivo del 2003, che il calo degli utili derivava “anche
dal clima generale del Paese in ordine alle minacce terroristiche che
hanno ingenerato sicurezza nell’uso di sistemi di trasporto di massa con
conseguente perdita di introiti per ATM di oltre 5.500.000 euro nel primo
trimestre.” E il vicesindaco De Corato, pur esortando, bontà sua,
a “non drammatizzare”, aveva rincarato la dose osservando che il risultato
“era immaginabile” perché “gli allarmi attentati portano la gente a
usare meno i mezzi pubblici”, per cui era chiaro che “se questo trend
dovesse proseguire anche per il bilancio 2004 dovremmo pensare dal punto
di vista economico e finanziario a come far fronte alle difficoltà.”
La
notizia, vi dicevo, era così assurda che ha fatto incazzare persino il
prefetto, che ha definito l’analisi “scorretta e comunque dannosa” e
scusate se è poco. Per cui, il giorno dopo dall’ATM hanno fatto
sapere che, secondo i conti del 15 aprile, il calo è di soli 4 milioni
e comunque “la percezione di insicurezza” esiste, sì, ma “è la stessa
di tutte le grandi città e non solo italiane” e i mezzi, va da sé, sono
“ogni giorno più sicuri del giorno prima”. E dire che sarebbe bastato
un po’ di buon senso per rendersi conto di come una serie di giornate
di sciopero tra dicembre e gennaio, più un’assurda ristrutturazione delle
linee di superficie (molte delle quali sono bloccate per lavori da anni)
e il fatto che il servizio, in genere, tenda a fare piuttosto schifo per
quello che costa, giustificano a iosa una certa disaffezione dei passeggeri.
Un trend positivo, in una situazione del genere, sarebbe, più che
sorprendente, incredibile.
Vabbé.
È naturale che gli amministratori in difficoltà cerchino di giustificarsi
come possono e che i vicesindaci, specie quando sono del tipo di De Corato,
peschino un poco nel torbido, magari per preparare spiritualmente i cittadini
elettori al prossimo aumento delle tariffe. Ma è interessante –
lo ammetterete – che una bufala del genere sia approdata tranquillamente
sulle gazzette, guadagnandosi, mica paglia, un titolo a sei colonne in
prima pagina del dorso cittadino del “Corriere”, ribadito da un servizio
in seconda, completo di foto di poliziotti vigilanti e box con intervista
a un conducente che spiega di essere ormai abituato a “convivere con la
paura”. Che, sia pure per un giorno, la stampa cittadina abbia
contribuito unanime a diffondere la paura della bomba tra i cittadini costretti
a servirsi, più o meno volenti, della rete rattoppata dei nostri mezzi
pubblici.
Notizie
di questo genere, diciamolo pure, sono di quelle che si autorealizzano.
Non nel senso che le dichiarazioni dei Soresina e dei De Corato debbano
far venire delle cattive idee a chi non ne ha già per conto suo, ma in
quello che annunciare a gran voce che la gente ha paura è un modo notorio
per diffondere la paura stessa e chissà quanti che prima affrontavano impavidi
le scale mobili delle stazioni del metrò, una volta letto il “Corriere”
di mercoledì ci penseranno due volte. Il che, se si considera che
mettere paura ai cittadini è appunto una delle strategie del terrorismo,
dovrebbe fare pensare.
In
questo, veramente, non c’è nulla di nuovo. È da mesi, se ci pensate,
che molta stampa, “Corriere della Sera” compreso, cerca di farci paura.
Leggendo certi interventi si ha l’impressione che la bomba, la
deflagrazione, la strage siano, non tanto previste o temute, quanto attese
e – in casi estremi – addirittura invocate. Che se si lascia che
a parlare di pericolo islamico e simili baggianate siano solo le sparute
pattuglie degli orfani leghisti, nel concreto la sensazione che dai nostri
confratelli di origine mediorientale non ci si possa aspettare niente di
buono sia molto più generalmente e pervasivamente diffusa, con tutte le
conseguenze del caso sul piano della legislazione, del rispetto dei diritti
civili e della gestione dell’ordine pubblico.
Perché
la lotta al terrorismo, naturalmente, è una cosa seria e va affrontata
con serietà e sangue freddo. Ma è appunto di questa serietà e di
questo sangue freddo che nel nostro paese si suole fare a meno.
In Italia, ne abbiamo già parlato, la minaccia del terrorismo fa troppo
comodo a troppi perché si facciano davvero dei passi concreti per liberarcene
(e il primo passo concreto – ovviamente – sarebbe quello di chiamarci
fuori dall’occupazione dell’Iraq). Ma la minaccia del terrorismo
è servita, come ci insegnano Bush e i suoi zelatori, a trascinarci in guerra
prima e serve adesso, come non si stancano di ripetere inesausti i vari
Magdi Allam, a colpire coloro che alla guerra si oppongono. Che qualcuno
pensi di approfittarne e di servirsene per qualche suo più modesto progetto
privato – che so, far salire il prezzo dei biglietti del tram – non mi
sembra cosa di cui stupirci. Però, che vergogna.
25.04.’04