Ordine e ordinanze

La caccia | Trasmessa il: 11/09/2008


    Non essendo un giurista, non saprei proprio se è possibile sanzionare in via amministrativa dei comportamenti leciti sul piano penale. A occhio e croce, direi di no. Ma la sindaca Moratti, notoriamente, è donna di cultura, è stata ministra, ha i suoi consiglieri e se ha deciso altrimenti, con quelle sue ordinanze “anti degrado”, che colpiscono delle attività, come il bere in pubblico, il prostituirsi e frequentare le prostitute, il chiedere la carità ai passanti e via andare, certamente disdicevoli, ma non vietate da alcuna legge, avrà senz'altro ragione. Ci si potrebbe chiedere, al massimo, se non manchino, in città, altre situazioni di degrado oltre a quelle ipotizzate in quei testi, ma quel che conta, si sa, è cominciare.
    E poi, almeno su parte di quei provvedimenti non dovrebbe mancare il consenso. Io, per esempio, come abitante del quartiere Sempione, vedo con vero entusiasmo l'idea di dissuadere a suon di multe dal consumo di alcoolici all'aperto e mi auguro che le relativi sanzioni si abbattano a raffica su tutti quei giovanotti e giovanotte che ogni sera ostruiscono, bicchiere alla mano, i marciapiedi attorno all'Arco della Pace. Anche l'idea di scoraggiare la pratica della prostituzione, in sé, sembra degna di lode, a patto, naturalmente, che le multe non debbano pagarle né le prostitute, povere criste, né i clienti, gente che, se cerca soddisfazione in quel modo, deve già avere i suoi problemi, ma coloro che su quella turpe pratica lucrano e ingrassano, sempre che si riesca a trovare il modo di impedire che si rivalgano sulle loro infelici “protette”. Certo, si tratta di ipotesi di realizzazione piuttosto improbabile, visto il giro di interessi, leciti e illeciti, che in entrambi i casi si dovrebbe andare a toccare, come sembra scarsa la possibilità di applicare le altre ordinanze dello stesso gruppo, come le norme anti writer, che richiederebbero l'organizzazione di un assiduo servizio di pattugliamento, o il divieto di uso e acquisto di stupefacenti in pubblico, che cozza con la ben nota difficoltà di definire alcunché come “stupefacente” in assenza di apposite tabelle e di un'adeguata strumentazione per accertarne la pertinenza alle varie sostanze. Ma che per gente come la Moratti conti soprattutto l'apparire, per cui una ordinanza clamorosa anche se inapplicabile è sempre meglio della difficile ricerca di una soluzione a problemi complicati e spinosi, lo sapevamo già. Come ricorderebbe il Manzoni, siamo pur sempre nella città delle “grida”.
    Nessuna difficoltà di applicazione, in compenso, sembrano avere le nuove normative contro l'accattonaggio. L'accattone, per sua natura, non può celarsi nelle tenebre per agire fulmineamente in assenza di testimoni, né può contare sulla mobilitazione in sua difesa di lobby potenti o vere e proprie strutture criminali. Deve far mostra di sé in pubblico, sottolineando il proprio stato di bisogno a costo di essere insistente e fastidioso, visto che chi che se ne sta buono buono in un angolo non ha certo probabilità di raccogliere un obolo qualsiasi. Deve impietosire il suo pubblico esibendo le proprie eventuali disabilità, facendo leva sull'età anziana, o presentandosi, al contrario, nelle vesti patetiche del minore cui la vita non offre speranze. Deve, insomma, fare tutte le cose che l'ordinanza sindacale espressamente gli vieta ed è destinato, quindi, a cadere inesorabilmente nelle mani dei pubblici ufficiali incaricati della sua esecuzione. Non potrà “conciliare” sul posto con l'oblazione dei 500 euro previsti, visto che lo status di mendicante è in patente contraddizione con la disponibilità di tale cifra, ma si vedrà sequestrare il “piattino”, o – suppongo – il cappello, la scatola di cartone, o i qualsiasi contenitore che tendeva ai suoi possibili benefattori. Poco male, direte, visto che ci si può limitare a tendere semplicemente la mano, ma immagino che con il contenitore se ne andrà il contenuto e che oggetto di sequestro, saranno, comunque, quei pochi soldi che l'accattone era riuscito, fino al momento dell'incontro con le forze dell'ordine, a mettere insieme.
    Sembra uno scherzo, no? Un'ordinanza che vieta l'accattonaggio e prevede il sequestro delle somme elemosinate, oltre a una multa di 500 euro... be', è troppo assurda per essere presa seriamente in considerazione. Bere in pubblico, frequentare prostitute, assumere sostanze psicotrope, imbrattare le mura altrui sono tutte attività, come dire, facoltative, oggetto di libera scelta da parte di un soggetto che, in nome dell'ordine e del decoro urbano, può anche essere dissuaso dal compierla, ma per far rientrare nella categoria della libera scelta la decisione di chiedere l'elemosina in pubblica bisogna proprio disporre di più pelo sullo stomaco del normale.
    Eppure, per vietare un comportamento, è sempre necessario che esso abbia carattere appunto facoltativo, che esista un'alternativa possibile cui indirizzare chi prima del divieto era solito indulgervi. Ho letto da qualche parte che quando nel 1948 l'Armata Rossa conquistò Shangai, alle numerosissime prostitute ivi operanti fu precluso l'esercizio del loro mestiere, ma venne anche assicurato un impiego alternativo in fabbrica o al servizio della comunità. Non tutte ne furono entusiaste, ma questo è un altro discorso. Erano altri tempi, naturalmente, e suppongo che anche in quella città il commercio del sesso sia ritornato ai fasti di allora, ma non pensate anche voi che sarebbe interessante sapere quale alternativa è prevista per i disperati che, in numero sempre maggiore, tendono la mano agli angoli della nostra città?
    Di tali cose, naturalmente, gente come la Moratti non è tenuta a occuparsi, condividendo siffatte persone il tradizionale punto di vista piccolo borghese per cui a certi problemi di vere soluzioni non ce ne sono, ma questo non preclude la necessità di esigere (e imporre) un qualche decoro. Continuino dunque a mendicare i derelitti, ma lo facciano senza infastidire né molestare nessuno. Quale poi possa essere lo spessore umano e morale di chi concepisce una richiesta di aiuto soprattutto come un fastidio o una forma di degrado, non saprei proprio pensare.

    09.11.'08