Opposti arcaismi ?

La caccia | Trasmessa il: 05/07/2007


    Dunque, abbiamo lasciato solo il povero Andrea Rivera, cui in Vaticano hanno dato del terrorista per un paio di battute in pubblico e che tutti, con rare eccezioni, si sono affrettati a scaricare, ma, in compenso, non lasceremo solo Bagnasco. Lo ha dichiarato, fin da lunedì e con tutta la autorevolezza che lo contraddistingue, il Presidente della Repubblica. “L’Italia” ha garantito più precisamente Napoletano “non lascerà solo monsignor Bagnasco di fronte alle inammissibili, vili minacce di oscura provenienza di cui è stato fatto oggetto”. La solenne dichiarazione, con la quale il Capo dello Stato ha risposto a una esplicita richiesta di solidarietà del Segretario di Stato, cardinale Bertone, prosegue sottolineando la necessità di “garantire il più sereno esercizio della missione pastorale del presidente della Cei e il più pacato, responsabile e costruttivo dialogo tra la Chiesa cattolica e la società civile.” Un pronunciamento che potrà sembrare un po’ enfatico, con tutti quegli aggettivi, ma resta, nel merito, irreprensibile. Anche a prescindere dalla “missione pastorale” e dal “dialogo costruttivo”, su cui si potrebbe, volendo, eccepire, quando qualcuno è fatto oggetto di minacce lo stato e i suoi apparati hanno lo stretto dovere di non lasciarlo solo. E non si tratta soltanto di offrirgli la debita protezione e identificare, previe opportune indagini, gli autori del gesto (del vile gesto): bisogna anche saper andare all’origine dei fatti, individuare il clima culturale e spirituale che li ha resi possibili, rimuovere ogni circostanza che possa favorirne, Dio non voglia, la ripetizione.
    Certo, se a me, o all’Accame, o a qualcuno di voi, venisse recapitata una busta contenente un ritaglio di giornale, inscritto con una svastica, una stella a cinque punte e il messaggio “Posta per te”, insieme a una vecchia pallottola, residuato della seconda guerra mondiale, difficilmente le forze dell’ordine si mobiliterebbe a nostra protezione e invano dovremmo aspettare una solenne pronuncia dell’Uomo del Colle. Ci direbbero che è l’opera di un maniaco, di un esaltato incapace persino di afferrare il valore ideologico opposto dei due simboli, e di stare pure tranquilli. Il massimo che potremmo aspettarci è che a qualche maresciallo o sovrintendente, secondo i casi, sia dato ordine di indagare sul nostro passato, per scoprire quali oscure motivazioni avremmo potuto offrire all’ignoto maniaco. L’episodio sarebbe debitamente annotato sul nostro fascicolo in Questura o presso i Carabinieri (se non disponessimo di un fascicolo tutto per noi, sarebbe l’occasione giusta per aprirne uno) e ce lo potremmo sentir ricordare, in futuro, nelle occasioni più imprevedibili. Nel caso di monsignor Bagnasco, tuttavia, è probabile che le forze dell’ordine faranno qualcosa di più e auguriamoci pure che giungano presto a un risultato soddisfacente.
    Tuttavia, non credo che il cardinale Bertone, chiedendo solidarietà per l’arcivescovo di Genova, si riferisse alle indagini della Questura. È più probabile che pensasse, sempre per citare l’ottimo Napolitano, a una qualche forma di garanzia per il “sereno esercizio della missione pastorale” del suo confratello, a una qualche severa condanna di quella che vertici ecclesiastici ed esponenti vari del cristianesimo militante vedono ormai come un’ondata di anticlericalismo, anzi, di “retrivo anticlericalismo”, scatenata nel paese. Perché è in questi termini che Ratzinger e i suoi considerano le critiche ai loro recenti pronunciamenti e se a livelli di Segreteria di Stato o di Presidenza della Cei si ricorre ai forbiti eufemismi dell’uso diplomatico, non mancano, ai piani bassi, i Buttiglione o i Baget Bozzo disposti a chiarificare, nelle sedi più acconce, il concetto. D’altronde, le loro invettive hanno trovato un’eco se non ufficiale, ufficiosa in un intervento sul Sir (l’agenzia dei vescovi italiani) in cui don Giorgio Zucchelli, Presidente della Federazione dei settimanali cattolici, spiega come si sia “orchestrato in questi mesi un falso ‘teorema’ nei confronti di monsignor Bagnasco e della Cei mediante una mirata disinformazione condita di abbondante vetero-anticlericalismo” nel tentativo di mettere a tacere la Chiesa “sui temi chiave della società di oggi:vita, famiglia, libertà di educazione.” Per cui, le minacce a Bagnasco verranno anche da gruppi “ai margini della società”, ma sono gruppi che, in realtà, si alimentano in certi ambienti anche politici che fomentano nella base sentimenti ostili alla Chiesa”. E beccatevi questa.
    Nulla di nuovo, certo. E sembra abbastanza strano che, nel momento stesso in cui se ne denuncia la pericolosità, l’anticlericalismo in questione sia squalificato mediante l’applicazione del prefisso “vetero”, soprattutto se si considera che, tra i due antagonisti, quelli che più si richiamano al passato e alla tradizione, e possono, anzi, vantare una storia secolare di molestie nei confronti degli avversari, sono i fautori del diritto del clero a prescrivere comportamenti obbligatori a tutta la società. Ma il problema non certo quello di uno scontro, per così dire, tra opposti arcaismi. Sul fatto che la Chiesa (almeno in Italia) sia diventata sempre più lamentosa, che si senta perseguitata anche quando perseguita, che veda ogni reazione negativa come l’effetto di una congiura guidata da chissachì e denuncia le battute di spirito nei confronti dei suoi dirigenti come un gesto di terrorismo (un vile attacco, anche qui), ci siamo già intrattenuti fin troppo nelle settimane passate. È una retorica che non può che irritare chi considera tutto il potere di cui dispongono quei messeri, ma, se non altro, porta i suoi frutti, vista la tendenza dei laici (o presunti tali) ad appiattirsi sull’assenso genuflesso, senza neanche far notare che non è colpa loro se il Papa in carica e i suoi collaboratori hanno spezzato il delicato equilibrio su cui si reggevano, da decenni, i rapporti tra strutture religiose e società civile e hanno scatenato, nei confronti della seconda, il più insopportabile interventismo precettivo. Nella stessa linea di serena remissività, d’altronde, si è mosso anche il Presidente Napolitano.
    Peccato. Perché le minacce sono minacce, naturalmente, e non c’è niente di lodevole nell’invio per posta di svastiche, pallottole e pentacoli, o nelle scritte truculente sui muri, specie quando a essere imbrattato è un monumento insigne come la cattedrale di San Lorenzo, ma bisogna anche saper mantenere il senso delle proporzioni. Chi semina vento, si sa, raccoglie tempesta e mentre ci impegniamo anche noi di tutto cuore a non lasciare solo il cittadino Bagnasco, gli saremmo grati se, ogni tanto, si sforzassero di lasciare soli noi.

    07.05.’07