Un’inserzione a pagamento della Presidenza
del Consiglio dei Ministri pubblicata su vari quotidiani (io l’ho trovata,
per l’esattezza, sul “Corriere della Sera” di domenica scorsa) informa
i cittadini di come la stessa Presidenza abbia “incaricato Poste Italiane
S.p.A. di distribuire a tutti i capifamiglia italiani un euroconvertitore
accompagnato da una lettera del Presidente del Consiglio dei Ministri”
e avverte “i capifamiglia che non lo avessero ricevuto” (sia per eventuali
disguidi, sia perché il loro indirizzo non si trova, ai sensi della vigente
normativa, in elenchi pubblici), che possono farne richiesta presso un’apposita
casella postale. “Allo stesso indirizzo” prosegue l’inserzione
“possono essere inviati, utilizzando una normale busta per corrispondenza,
i convertitori eventualmente danneggiati nella spedizione”, nella fiducia
di vedersene immediatamente rispedito un altro senza alcuna spesa.
Devo
dar atto, una volta tanto, dell’impeccabile funzionamento di Poste Italiane
S.p.A. Io il mio convertitore l’ho regolarmente ricevuto e funziona
benissimo. Non ho avuto molte occasione di usarlo, perché mi è giunto
verso la fine di gennaio, quando di lire da convertire se ne trovavano
in giro davvero pochine e il meccanismo degli acquisti in euro cominciava
a essere chiaro all’intelligenza più limitata, ma non si può pretendere
tutto dalla vita. L’oggetto resta sulla mia scrivania, elegante
nella sua livrea blu madonna completa di tricolore italiano e coroncina
di stelle e potrò conservarlo come prezioso ricordo di questa fase fondamentale
dell’unificazione europea. Non mi serve, ma non ho alcun motivo
di rimandarlo indietro.
Quella
che rimanderei indietro volentieri, invece, è la lettera di accompagnamento
del Presidente del Consiglio dei Ministri. E non soltanto perché
l’onorevole Berlusconi mi si rivolge con l’epiteto di “caro amico”,
un termine che, in un certo senso, mi onora, ma in un altro mi provoca
un immenso imbarazzo, perché ho sempre considerato l’amicizia un quid
basato essenzialmente sulla reciprocità e non c’è proprio nulla, nelle
idee, nei costumi, nello stile di vita, nel modo di esprimersi e di presentarsi,
insomma, nel quadro valori, del Presidente del Consiglio che mi faccia
supporre la possibilità di intrattenere con lui un rapporto del genere.
Il fatto è che basta una rapida lettura del messaggio per capire
che il mittente, con tutta evidenza, mi considera un perfetto cretino (me
e, con me, tutti i destinatari dell’eurostrumento in oggetto). Mi
spiega, a fine gennaio, che “la nostra vecchia e cara lira” (in grassetto)
“sarà sostituita dall’euro” (sempre in grassetto), “che diventerà la
moneta unica del nostro Paese e di altri undici Paesi europei”, che la
lira potrà essere utilizzata fino al 28 febbraio 2002, che “le somme in
lire depositate presso le Banche e presso gli Uffici Postali saranno convertite
automaticamente in euro senza alcuna spesa per il cliente”, che quelle
contanti potrò andarle a cambiarle in banca, che “un euro corrisponde
a 1.936,27 lire”, eccetera, eccetera: tutto quello, cioè, che una martellante
campagna di informazione condotta su tutti i possibili media, compresi
quelli di proprietà del Presidente stesso, e a cura di un numero sterminato
di enti (banche, aziende private e pubbliche amministrazioni di ogni livello)
ci ha spiegato e rispiegato alla nausea negli ultimi tre mesi” e che soltanto
un individuo con gravi problemi di comunicazione e comprendonio potrebbe
non avere ancora indelebilmente introiettato. Ma evidentemente il
Berlusconi non deve avere una grande opinione della capacità di comprensione
della cittadinanza, perché ritiene opportuno spiegare a tutti che per usare
il “piccolo omaggio” che ci invia “basta impostare la cifra in euro
e premere il tasto ‘lire’ per avere il controvalore in lire” e viceversa.
E ritiene soprattutto che nessuno dei suoi destinatari si prenda
la briga di dare un’occhiata alla busta (intestata, come la lettera che
contiene, con lo stemma della Repubblica e il titolo del mittente in elegante
corsivo ministeriale), una busta sulla quale un apposito riquadro in alto
a destra, nella posizione in cui solitamente si applica il francobollo,
avverte che è stata spedita, ai sensi dell’autorizzazione DC/DCI/1012002
del 10 dicembre 2001, alla tariffa riservata alla “Pubblicità diretta
indirizzata”. Il che significa – naturalmente – che non di “un
piccolo omaggio” o di una lettera, sia pure stereotipata, si tratta,
ma di un volgare volantino pubblicitario, di quelli che ogni giorno ingorgano
le nostre buche delle lettere, invitandoci ad approvvigionarci di questo
o quel genere di dubbia utilità.
Quale sia il genere che questa particolare
pubblicità ci raccomanda, non è neanche il caso di esplicitare. E
d’altronde, non è insolito che un politico, o uno statista, sia pure presunto,
colga ogni possibile occasione per fare pubblicità a se stesso. Che
lo dichiari esplicitamente sulla busta, forse, è un caso più raro, ma che
cosa volete farci: la classe è sempre la classe.
03.02.’02