Immagino che sappiate tutti, più o meno,
cosa sia una “mazzetta”: oltre a fungere da titolo a un bellissimo romanzo
di Attilio Veraldi (del 1976), il sostantivo indica, sull’autorità del
Devoto-Oli, una “fascetta di biglietti di banca dello stesso taglio”,
o, per estensione, una “somma di denaro dato a qualcuno per corromperlo”
o anche del “denaro estorto o corrisposto per accordo doloso e immorale”.
Non c’è un vero motivo, in realtà, perché con un fascio di banconote
tutte uguali non si possa pagare una prestazione affatto legittima, ma
così vuole l’uso e l’uso, in linguistica, è il solo sovrano. Ai
suoi capricci si può anche ricondurre il fatto che quello che è in evidenza
un diminutivo di “mazzo” abbia assunto, in quell’accezione, il genere
femminile. Il “mazzetto”, nel parlare comune, è solo quello di
fiori e ho l’impressione, anzi, che si tratti di un termine piuttosto
obsoleto, inesorabilmente incalzato com’è dal “mazzolino”.
Tuttavia,
viviamo in un paese libero e nulla ci vieta di privilegiare sull’uso l’analogia,
vedendo nella “mazzetta”, al femminile, un semplice diminutivo della
“mazza”, senza indebiti cambi di genere. In effetti, i vocabolari ne
registrano l’uso anche nel senso di “bastoncino da passeggio” (ammesso
che ci sia ancora qualcuno che per passeggiare ha bisogno di un bastone,
o, come si diceva appunto una volta, di una mazza) o in quello di “piccolo
martello dello spaccapietre”, per non dire del “martello usato dal capocordata
nelle escursioni alpinistiche”. Tutti impieghi piuttosto specifici,
che testimoniano dell’inesausta vitalità dell’invenzione semantica, che,
passando da una metafora all’altra, riesce a coprire con la stessa parola
una serie di oggetti esperienziali piuttosto diversi.
Liberi
dunque gli specialisti del Comune di Milano di definire “mazzette” l’ultima
trovata del vicesindaco De Corato, come a dire gli sfollagente di cui ci
si propone di dotare gli agenti del civico Corpo di Polizia Locale, quelli
che una volta chiamavamo più classicamente “vigili urbani”. Che
quegli strumenti siano delle mazze, non c’è dubbio, e che li si possano
vedere come “mazzette” dipende dal fatto che sono più piccoli e leggeri
di altri, per esempio di quelli in dotazione alla polizia. Anche
se un corpo contundente di plastica lungo 60 centimetri e dal peso di 480
grammi non sembra, in definitiva, particolarmente innocuo, specie se vibrato
di buona lena, si può comprendere lo sforzo di attenuazione compiuto dai
pubblicisti municipali. È una semplice applicazione semantica della
politica dei due fronti, quella per cui, da un lato, si dà soddisfazione
a quanti chiedono alle forze dell’ordine una certa capacità muscolare
(e dotazioni adeguate) e, dall’altro, ci si prepara una via di uscita
negando alla propria parte ogni volgare propensione all’uso della forza.
Chiamate “sfollagente” o “manganelli” gli strumenti di cui abbiamo
dotato i nostri cari vigili? Ma per carità, signori: sono mazzette,
soltanto mazzette.
Qualcuno,
tuttavia, deve aver esagerato. In certi resoconti giornalistici di
questi giorni gli oggetti in questione sono diventati, non che semplici
“mazzette”, delle “mazzette di segnalazione”. E qui l’affare
si complica, non essendo chiarissimo che cosa possano segnalare, salvo
forse l’opportunità di non avvicinarsi troppo a chi le impugna. Sarà
per questo che, negli stessi testi, dei civici manganelli si parla, con
audace neologismo, come di “strumenti distanziometrici”. Anche
questa, semanticamente, è una forzatura, perché uno strumento distanziometrico,
a rigore, dovrebbe servire a misurare le distanze, e non semplicemente
a tenere a distanza qualcuno, ma, si sa, l’importante è capirsi. O
non capirsi, anche, nel senso che entrambe le definizioni rientrano nella
grande famiglia degli eufemismo, e di fronte agli eufemismi vige la più
ampia libertà di comportamento. Chi vuol intendere intenda, e chi
preferisce non capire, o negare, neghi o non capisca. E se qualcuno,
nei suoi rapporti con la polizia municipale, si beccherà un colpo in testa,
vorrà solo dire che non ha capito il segnale o si è trovato, per accidente,
alla distanza sbagliata.
Oh, ancora una cosa. Ai vigili
– lasciatemeli chiamare così – evidentemente quelle dotazioni non piacciono.
Su istanza delle loro organizzazioni sindacali, i primi 200 esemplari
distribuiti in occasione della fiera degli “Oh bei oh bei” sono stati
ritirati e l’assegnazione definitiva avrà luogo solo dopo che i singoli
agenti avranno seguito un apposito corso di istruzione e abilitazione.
Chissà cosa gli insegneranno: se a picchiare in testa, a misurare
le distanze o a segnalare la propria presenza. Non possiamo che augurarci
che programmi e contenuti siano reso noti ai cittadini con ragionevole
anticipo.
17.12.’06