L'ultimo hacker | Giovanni Ziccardi

Gialloliva | Trasmessa il: 02/06/2012


    All'inizio tutto sembra abbastanza normale. Il protagonista non è un investigatore, è un avvocato, ma rientra abbastanza evidentemente nella tipologia dell'eroe triste del noir: solitario, chiuso in sé, affetto al tempo stesso da una sorta di cinismo difensivo e da un tenace ottimismo residuale, uso ad assumere casi disperati e/o patetici, non importa se redditizi sul piano economico e a far lega con emarginati e drop out di vario tipo. In effetti, Alessandro Correnti, protagonista di questo L'ultimo hacker, opera prima di Giovanni Ziccardi, anche se ha studio in Milano e non in California, è una specie di Marlowe dei tempi nostri: intrattiene rapporti assai sobri con il resto dell'umanità, vive nelle pieghe più anonime della società metropolitana e si occupa – al momento – di un caso di pedofilia particolarmente toccante e del traffico di certi cuccioli di razza dall'Europa orientale. Sui diritti degli animali, in effetti, non è meno intransigente che su quelli degli umani e non per niente il suo unico compagno è un beagle nevrotico e puzzolente, salvato da un laboratorio dove facevano esperimenti di tossicità appunto sui cani. Naturalmente anche Marlowe, oggi, si servirebbe del computer per le sue indagini e così fa lui, ed è qui che il lettore si rende conto che le cose sono un poco più complicate. Per essere un avvocato, il nostro di informatica ne sa veramente parecchio: protegge le sue connessioni con cura maniacale, sa come recuperare dai supporti magnetici qualsiasi dato, per quanto accuratamente lo si sia voluto cancellare, scarica e utilizza i programmi più sofisticati e ha tutta una rete di contatti e di conoscenze nel ciberspazio. In effetti ha un passato: anni fa era un hacker, e uno dei più rinomati (non per niente il suo nickname in rete è, modestamente, “Deus”), e faceva parte, laggiù negli States, di una importante struttura dedita alla difesa intransigente della libertà e dei diritti civili in rete. Se ne è fatto espellere, poi, per quello che potremmo definire un eccesso di coerenza, perché ha difeso la libertà di espressione di certi individui che con la libertà c'entravano poco, ma così va il mondo e la sua vocazione resta quella. Per cui, quando arriva in Italia il suo guru californiano (è noto anche lui, tanto per far capire il livello, come “God”), apparentemente per fare una conferenza, in realtà per denunciare un intrigo planetario per il controllo tecnologico delle comunicazioni globali, e viene prontamente assassinato prima di aver fatto le sue rivelazioni, spetterà al nostro protagonista raccoglierne la missione e scoprirne gli assassini, il che farà, con l'aiuto di un paio di amici schizzatissimi dei vecchi tempi, per via rigorosamente informatica. D'altronde anche God era stato fatto fuori con quella metodologia e se non riuscite come si possa uccidere un uomo con un programma non avete che leggere questo romanzo.
    Insomma, Giovanni Ziccardi, che naturalmente lavora nel ramo (è professore di Informatica Giuridica qui all'Università di Milano), ha preso uno schema classico del romanzo hard boiled e lo ha reinterpretato alla luce delle nuove tecnologie e della realtà informatizzata della società globale. Così facendo, non soltanto è riuscito a far emergere con straordinaria evidenza le speranze e le inquietudini che questa realtà pone a tutti noi, ma ha scritto una storia di grande originalità, dimostrando come il thriller sia perfettamente in grado di superare le sfide della contemporaneità. E riuscendosi si riesce a far leggere anche da chi di informatica ne sa solo quel tanto che basta per scaricare la posta. Non è poco.

    06.02.'12
    Giovanni Ziccardi, L'ultimo hacker, "Farfalle" – Marsilio, pp. 367, € 17,50