L'apprendista becchino | Giuseppe Chiara

Gialloliva | Trasmessa il: 04/23/2012


    Giuseppe Chiara, 58 anni, ligure di Ronco Scrivia, può indubbiamente figurare, nonostante l'età, tra le “promesse” che la collana dell'editrice Todaro diretta da Tecla Dozio propone periodicamente ai lettori. E non gli manca, almeno a giudicare da questa sua opera prima, il gusto dell'originalità, visto che ha scelto come protagonista del suo giallo, invece del solito commissario (o magistrato, giornalista, avvocato... fate voi) l'assistente addetto cimiteriale – insomma, l'apprendista becchino del titolo – di un paesino della Liguria interna. Certo, avrebbe potuto evitare qualche particolare troppo prevedibile, come la citazione in epigrafe del “Testamento” di De André o l'osservazione iniziale per cui il vantaggio principale di quel lavoro, oltre la paga sicura e gli orari accettabili, sta nel fatto che i clienti non si lamentino mai, per non parlare di battute come quella per cui per un becchino la prima esumazione è decisiva come per una vergine il primo ribaltamento di sedile, ma l'idea, nel complesso, è buona, e la situazione iniziale ingegnosa. Silvestro, il protagonista in questione, è un poverissimo diavolo senza arte ne parte, che ha ottenuto quel malinconico impiego solo perché ha mezza storia con la figlia del sindaco, vive in una cascina praticamente abbandonata con la nonna ex partigiana e ha come unico amico il figlio del macellaio locale, bravo ragazzo, nel complesso, ma un po' fissato, visto che ha scelto come modello esistenziale Elvis Presley , di cui imita con scrupolo mise, atteggiamenti e modi di vestire. Trascina la sua vita senza particolari prospettive, fino al giorno in cui, mentre agli ordini di quel brutto tipo di Anselmo, becchino titolare, sta provvedendo alla esumazione del corpo di un comandante partigiano destinato al nuovo mausoleo, trova nella cassa, invece delle ossa regolamentari, un certo numero di lingotti d'oro della Wehrmacht. Ovvia, trattandosi di un giallo, la decisione di tenersele e ovvio il fatto che glie ne deriveranno un sacco di guai. In breve il poveraccio si troverà braccato dalle forze dell'ordine, accusato di furto e omicidio plurimo (perché qualcuno ha fatto fuori Anselmo e anche la incolpevole nonna ci ha rimesso le penne) e sarà costretto a nascondersi. Dovrà improvvisarsi investigatore, come tanti prima di lui, per dimostrare la propria innocenza e – naturalmente – potendo contare solo sull'aiuto di quell'esaltato dello pseudo Elvis, non gli sarà facile. Ma quando si è in ballo bisogna ballare.
    Insomma, abbiamo una specie di variante d'azione (e di tono brillante) di quel tipo di bozzetti paesani che andavano tanto di moda negli anni '70, che sono poi quelli in cui è ambientata la storia. Ma non temete di trovarvi impantanati nel tono melenso che caratterizzava, allora, quel genere di narrazioni e che si è conservato nelle loro filiazioni televisive contemporanee. La descrizione, piuttosto stilizzata, del piccolo mondo paesano è ricca di spunti umoristici e serve soprattutto come sfondo: l'interesse principale dell'autore sta nell'azione, che è condotta con andamento sciolto e scrittura disinvolta. Forse, a voler essere proprio pignoli, si potrebbe obiettare che lo scioglimento non è completamente credibile, ma in romanzi del genere a queste cose non si bada. E anche chi, come me, ha preso in mano il volume con una certa dose di scetticismo, finirà per lasciarsi prendere dalla storia. Fidatevi e buon divertimento.

    23.04.'12
    Giuseppe Chiara, L'apprendista becchino, "Impronte" – Todaro, pp. 235, € 15,50