La voce che non c’è

La caccia | Trasmessa il: 02/15/1998





Siccome non vero che storia non ripetesi nisi in forma di farsa, nisi altro xché di qs. tempi farsa e tragedia troppo strettam. intrecciate x permetterci di ricorrere at classico aforismo marxiano, stiamo tutti assistendo con interesse at escalation, che, salvo miracolosi imprevisti, porterà a una bella ripresa raid aerei su Iraq, qlo che mezzi informaz. ormai chiamano speranzosam. “guerra”, anche se non chiaro come possa definirsi tale fatto che superpotenza bombardi paese inerme, quale ormai Iraq dopo disastro ‘91.  Ma tant’è: procedura sta ripetendosi con impressionam. regolarità: minacce americane, inettitud. ONU, progressiva adesione at progetto di alleati europei, compresa Italia di Ulivo, che non può perdere occas. x esibire propria sottomissione, appelli di papa et chi + ne ha + ne metta.  Sta anche ricominciando, con dovuto anticipo, dibattito su xché mai, in tanto furore guerresco, qnti a soluz. militare x cultura e convincim. oppongonosi, qli che talvolta definisconosi “pacifisti”, non riescano in alc1 modo far sentire propria voce.  Occupatonesi giorni fa at  “microf. aperto” ns. radio, con garbo et competenza che propri, ns. amico U. Gay.


Ora, ascoltatori intervenuti detto molte cose sensate, fatto molte hpt intelligenti.  At qle permettereimi aggiungerne 1 che non sembrami aver sentito (ma non seguito trasmiss. fino at fine, x cui, se qc1 espressola scusomi fin d’ora con lui).  Qla x cui pacifismo non fa sentire propria voce x semplice motivo che, al- in ns. paese, 1 pacifismo non esiste.


Comprendetemi.  Non intendo dire che non esistano, in It., sinceri e volonterosi amici di pax, gente che, ultra posiz. ideologiche, preferisce pax at guerra e provano giusta ripugnanza di fr. ogni manifestaz. di violenza, specie se statale e armata.  Di qs., figuriamoci, haccene tanti, me e voi compresi.  Qla che manca, forse, est cultura di pax, capacità di organizzare proprio sistema di valori in modo da mettere in risalto adeguato obiettivo di rifiuto di guerra.  Può sembrare paradosso, in paese di tradiz. cattolica (con chiesa che da sempre celebra mansuetudine et esalta inermi) e caratterizzato da forte presenza di sinxtra in cui patrimonio ideale non figura esattam. esaltaz. di eserciti.  Ma patrimoni ideologici a parte, ns. est anche paese in cui forze che di quei patrimoni portatrici + sembrano vergognarsene, + sunt disposte a barattarli, come anticaglie desuete, con straordinari portati di modernità.


Lasciamo pure perdere Chiesa, su cui non credo essere competente.  Ma zelo con cui gran parte di ns. sinxtra ha accettato esigenze società di mercato non lascia grande spazio a vecchi discorsi su pax e guerra.  Non xché qc1 in qs. area messosi teorizzare opportunità di bombardam. a tappeto, figuriamoci, tutti troppo buoni x farlo.  Ma, certo, dominio di mercato significa competiz. a ogni costo, esaltaz. di chi vince e assoluto disinteresse x sorte di chi viene sconfitto.  Società di mercato est egoista e violenta, e considera vecchie insopportab. lagne pretese di chi chiede che sviluppo non avvenga a spese di una soltanto di parti in causa.  Considera giusto che a livello di competiz. sociale sianoci vincitori e vinti.  Et profondam. convinta che propria particolariss. etica abbia valore universale e tanto peggio x chi non accettala.


In fondo, tra qs. logica et logica di bombardam. a tappeto non hay troppe differenze.  Pax non est 1 di +, qc. che può darsi o non darsi in qsiasi struttura sociale organizzata e se hay meglio, se no puotesi sempre cercare introdurcela.  Pacifismo, ahimé, può esistere solo in società strutturalm. compatib. con pax. Difficile che alligni in realtà beluina in cui capitaci vivere, anche se non sempre rendiamocene conto.


Di solito, fautori di bombe presentano loro scelta come sofferta, drammatica, ma imposta da motivi di coscienza, da consapevolezza che altro non puotesi fare.  Sarà vero, anche se fa certo eff. sentire parlare di propria coscienza gente come Taradash.  Ma anche scelta opposta, qla di chi rifiuta guerra, può essere diffic.  Vi ricordate, solo pochi anni fa, Bosnia?  Ricordatevi in quanti, anche fra di noi, finito x convincersi che, x por fine a qlo scempio, qc1 avrebbe dovuto decidersi a intervenire?  E visto che da cosa nasce cosa, ricordate entusiasmo generale qndo americani, spazzando mesi e mesi di esitaz. e incertezze europee, mandarono loro aerei bombardare serbi, cui governo, ovviam., erasela proprio voluta?  E ricordate accuse et ironia, che, xsino da microfoni RP, riserbavasi a “pasdaran di pace” che non  mostravano apprezzare quella soluz.?  Ql’atteggiam. era prova di come, anche in ambienti, diciamo così, non sospetti, in 1 situaz. di crisi, logica di risultato a qsiasi costo possa prevalere su consideraz. relative a liceità di mezzi impiegati x raggiungerlo.  


Ma scelte leganosi 1 at altra.  Xché mai, oggi, st. americani non dovrebbero bombardare Iraq?  Nel ‘91 guerra produsse risultati eccellenti, tanto da pdv di vincitori, che salvaguardarono loro interessi petroliferi, qnto da qlo di Saddam Hussein, cui potere fu confermato e rafforzato da ql’aggressione e che aspettasi vederselo confermare e rafforzare ancor di + da prossima.  Sì, pdv di popolo iraqeno può essere altro, ma chi se ne fr.  Loro non contano.   Rischio di morire sotto bombe abbast. irrilevante rispetto a sicurezza morire di fame grazie a sanzioni che da 7 anni civile Occidente impone a ql paese.  In logica di guerra, come in qla di mercato, vita umana vale pochiss.

15.02.’98