La frontiera proibita | Eric Ambler

Gialloliva | Trasmessa il: 02/26/2007



Quest’anno il classico di Eric  Ambler  che ci ripropone l’Adelphi è forse meno sensazionale del solito, nel senso che questo Dark Frontier, del 1936, edito in Italia come La frontiera proibita per la traduzione di Giorgio Manganelli nelle “scimmiette” Garzanti nel 1958, era stato già riesumato, una decina di anni fa, nella collana GialloNoir della Hobby&Work.  Trattandosi tuttavia di un’opera assolutamente strepitosa e non essendo l’edizione Hobby&Work particolarmente reperibile in libreria, varrà la pena di segnalare anche questa terza edizione e di raccomandarla a chiunque si fosse, per età, per distrazione o per disavventura lasciate sfuggire le altre due.  La frontiera proibita, in effetti, non è soltanto l’opera di esordio di uno dei massimi autori di spy stories: è anche il primo romanzo di spionaggio decisamente moderno, quello da cui sono derivati tutti i James Bond e i George Smiley del dopoguerra.  Ambler ambienta la sua storia in una non meglio nota repubblica di Ixania, che non può non ricordare, per certi versi, la Ruritania di Anthony Hope e che fatalmente richiede, perché si venga a capo degli intrighi che ivi vi svolgono, un eroe come quelli di Hope e di Buchan, un gentiluomo britannico capace di buttarsi in quelle follie balcaniche per puro spirito di avventura.  Ma Ambler è un autore moderno, crede nel realismo, conosce i Balcani da vicino e sa che gli intrighi politici del XX secolo non possono più vertere su mere complicazioni dinastiche tipo Prigioniero di Zenda.  In effetti, il lettore scopre che nella sua Ixania sono riusciti a precedere le ricerche di tutte le grandi potenze mondiali e che già nel 1936 dispongono, udite udite, della bomba atomica (e il fatto che l’autore non abbia, in tutta evidenza, la minima idea di come possa funzionare una bomba atomica non gli impedisce di giocarne la carta con assoluta serietà).  L’eroe avventuroso, per poter essere utile alla Intelligence britannica, deve dunque disporre di una certa preparazione scientifica, e questo potrebbe creare all’autore qualche problema di impostazione.  Senonché, qui arriva il colpo di genio: se un tranquillo ricercatore, uno scienziato assolutamente fuori dal mondo, ingenuo quanto basta per prendere per buoni i pulp di spionaggio, si convincesse, in seguito a un trauma e a una crisi nervosa, di essere un agente segreto, cosa farebbe?  Be’, farebbe davvero l’agente segreto: raggiungerebbe l’Ixania, dove, pur innamorandosi della perfida contessa Schverzinski, ne combinerebbe di ogni, dando un contributo fondamentale al rovesciamento del regime aristocratico e al ristabilimento della democrazia.  E tutto ciò trattando una situazione affatto contemporanea secondo i metodi e i valori del romanzo avventuroso di fine ‘800, un po’ come quel famoso cavaliere errante creato da Miguel de Cervantes trattava la Spagna del suo tempo come se fosse il mondo dei romanzi cavallereschi.   Il paragone forse è irriverente, ma la combinazione è altrettanto audace, ma irresistibile e il romanzo, a onta delle premesse, funziona alla perfezione e chi non ha nei suoi scaffali il vecchio Garzanti o il vecchio Hobby&Work non può che affrettarsi a mettere le mani sul nuovo volumetto Adelphi.  La traduzione oltre tutto è sempre quella e merita in sé.

26.02.’07

Eric Ambler, La frontiera proibita (The Dark Frontier, 1936), tr. it. di Giorgio Manganelli, Adelphi, pp. 276, € 11,00