La diritta via

La caccia | Trasmessa il: 04/11/2010


    Trovo finalmente nella casella delle lettere un plico con una pubblicazione che aspettavo da un po'. Da un bel po', per la precisione: l'oggetto, pur essendo stato impostato qui in città, a un paio di chilometri da casa mia, ci ha messo, stando al timbro, una ventina di giorni per arrivare. E nulla, proprio nulla, sembra poter giustificare il ritardo. Non siamo sotto Natale, né in altro periodo di intasamento postale, l'indirizzo è scritto correttamente, con tanto di codice di avviamento, l'affrancatura sembra regolare, tanto è vero che non è stata tassata. Insomma, un caso di ordinario, ma inspiegabile disservizio.
    È l'affrancatura, tuttavia, che per un momento sembra in grado di dar qualche lume all'utente insoddisfatto. È composta, come chiunque può verificare, da tre francobolli: uno isolato da un euro e una coppia orizzontale di due da 60 centesimi. Il valore isolato, emesso in occasione della “giornata della musica” e del “festival internazionale della filatelia” – due eventi che avranno, suppongo, qualcosa in comune, anche se non mi riesce di capire cosa – risulta dedicato alla memoria di Mino Reitano 1944-2009. È un bel esemplare, con un espressivo ritratto dell'artista su un sobrio sfondo granata, e non può che suscitare il compiacimento di chi ricorda come, ai suoi tempi, si usasse celebrare sui francobolli personaggi assai meno degni. Gli altri due sono più enigmatici: rappresentano, un po' nello stile di una miniatura medioevale, una scena silvestre affollata da figurette umane e animali e ci vuole qualche acume e l'aiuto della didascalia riportata sull'etichetta che li unisce per capire che si tratta di un episodio della Divina Commedia. Di fatto, sull'etichetta sta scritto “ché la diritta via era smarrita” e la scena, a un esame più attento, si rivela per quella del primo canto dell'Inferno, quando Dante, impedito dalle tre belve feroci che gli si sono parate contro, trova un insperato soccorso nella buonanima di Virgilio.
    Che il mio plico, in effetti, abbia smarrito la diritta via, è poco ma sicuro: gli ci sono voluti venti giorni per giungere a destinazione. E sembrerebbe quasi che le poste, consapevoli del ritardo nella consegna, con quel francobollo se ne siano volute scusare. Ci dispiace, parrebbero voler dire, ma ostacoli imprevisti – lonze, leoni, lupe fameliche o altro – hanno ritardato la consegna della presente. Vi porgiamo le nostre più umili scuse e faremo in modo che la cosa non abbia a ripetersi.
    Poi, naturalmente, uno riflette che il francobollo l'ha applicato il mittente, non il postino, e che la sua presenza su una busta giunta in ritardo non può essere che un caso, una coincidenza. E se è vero che, al dire di alcuni studiosi, anche le coincidenze hanno un loro valore conoscitivo (ne ha parlato, in questa sede, l'amico Accame) è anche vero che io non ci ho mai creduto troppo.
    Una coincidenza e basta, dunque. Quel valore, suppongo, farà parte di una serie più ampia dedicata al sommo poeta e alla sua opera, in cui diversi episodi della Commedia sono illustrati con citazioni appropriate. Sono stato io – e solo io – a leggervi la risposta a una mia domanda inespressa. Però... però è strano, lo ammetterete, che proprio per il valore di 60 centesimi, che, corrispondendo alla tariffa per il “porto semplice” è quello di uso più comune, si sia scelto di raffigurare, tra tutte le scene dantesche, proprio quella della selva oscura, in cui l'anima umana, avendo appunto smarrito la diritta via, rischia di soccombere davanti alle forze congiunte della superbia, della lussuria e dell'avidità ed è vero che poi si salva, ma a che prezzo. Immagini del genere, suvvia, non si addicono al servizio postale, che sarà stato anche privatizzato, ma sempre un servizio pubblico resta. Sui francobolli si effigiano persone degne di essere ricordate (come, appunto, Mino Reitano), si commemorano eventi importanti della nostra storia, si illustrano le bellezze del paese, si lanciano messaggi positivi e ottimisti. Anche le citazioni, sia pure dantesche, devono adeguarsi a questi criteri. Se qualcuno affiancasse a una carta della Penisola la didascalia “non donna di provincie, ma bordello” meriterebbe ogni biasimo e vituperio e non potrebbe cavarsela sostenendo che l'ha detto Dante. Oltretutto, un'impostazione del genere è in netto contrasto con quella del governo e del suo capo, sempre impegnato nella dimostrazione di come tutto, nel paese, vada bene, perché la crisi sta per finire, la ripresa è dietro l'angolo, nessuno ha messo le mani nelle tasche dei cittadini e, insomma, il nostro è il migliore dei paesi possibili. Sì, gli rispondono le buste di mezza Italia, ma la diritta via l'abbiamo smarrita e ci vogliono venti giorni per fare due chilometri. Dev'esserci qualcuno, alle poste, che rema contro. Un comunista, probabilmente.

    11.04.'10