La cosa più penosa

La caccia | Trasmessa il: 01/21/2007



In giorni come quelli, per dirla con le parole di una canzone che qualcuno, forse, ricorderà, la cosa più penosa era di trovar tra noi le facce di sempre.  E invece stava cambiando la storia di ciascuno, perché dai grandi fatti maturava una lezione.  Per specificare di che lezione si trattasse, il ritornello esortava, non senza buone ragioni, a buttare a mare le basi americane.
        Ahimè.   Sono passati trent’anni e molte, se non tutte, “facce di sempre” sono ancora tra noi.  E le basi americane, naturalmente, anche.  Anzi, è toccato a un governo nei cui ranghi non manca qualche ex giovanotto di belle speranze che quella canzone avrà pure cantato (un governo, comunque, che ha fatto il pieno dei voti di tutta la tradizione pacifista e antimilitarista della sinistra italiana) il compito di sanzionare non tanto l’allargamento di una base esistente, quanto la nascita, in una zona di intensa urbanizzazione, di quella che sarà una delle strutture belliche più importanti d’Europa, sede di una di quelle brigate aviotrasportate cui il governo degli Stati Uniti affida, secondo le sue nuove strategie, il compito della guerra preventiva.
        Niente di nuovo, naturalmente.  A esecutivi usi a prostrarsi a pelle di fico davanti al Grande Padre della Casa Bianca e alle esigenze strategiche del Pentagono siamo tristemente avvezzi.  Lo hanno fatto, con incrollabile unanimità, tutti i governi della storia della repubblica.  E in questo caso, ci hanno spiegato, non si poteva neanche fare altrimenti: era una questione di continuità, essendo l’Italia più o meno irrevocabilmente impegnata dalle decisioni prese a suo tempo da Berlusconi e dai suoi.
        Sarà, anche se sulla irrevocabilità di quegli impegni è lecito nutrire parecchi dubbi.  Ma che il governo abbia allegato proprio quella motivazione, be’, quello sì che sembra incredibile.  Preferire la continuità con Berlusconi alla coerenza con la propria tradizione politica, con le speranze, le scelte, le preferenze e le idiosincrasie dei cittadini elettori non significa soltanto l’adesione senza riserve ai peggiori modelli di Realpolitik.  Significa essere, oltre che cinici e infidi, pericolosamente indifferenti alle regole e alle esigenze di fondo del sistema democratico.  Ed è questa, naturalmente, la cosa più penosa.

21.01.’07


Nota

La canzone cui si allude, naturalmente, è “Rossa provvidenza”, meglio nota come “Le basi americane” di Rudi Assuntino.  Se ne può trovare il testo completo consultando il sito http://www.ildeposito.org .