Il paradosso dello spione

La caccia | Trasmessa il: 02/08/2004



Che lo spionaggio non fosse una scienza esatta, naturalmente, lo sapevamo già.  È una verità ribadita da autori che ci sono cari – gli Ambler, i Fleming, i Le Carré – e rientra quasi automaticamente nella caratterizzazione di quel particolare tipo di attività.  Quello dell’intelligence è, per definizione, uno sporco mestiere (anche se, come si dice, qualcuno lo deve fare) e non ha necessariamente tra i suoi obiettivi la “scoperta” di una verità qualsivoglia.  Ogni spia degna di questo nome, da James Bond in giù, sa che, per quanto gli possa venire richiesto dai suoi capi di svelare un qualcosa che altri vorrebbe celare, il suo compito, in ultima istanza, sarà più spesso quello di nasconderlo che di rivelarlo.
        Tuttavia, cogliere quella massima sulle labbra del direttore in carica della CIA, George Tenet, fa impressione.  Certo, il poveraccio invocava i privilegi della relatività per scrollarsi di dosso la nomea, che Bush gli lascerebbe volentieri, di essere lui quello che ha ingannato governo e paese, spingendoli alla guerra con i falsi dati sulle celebri armi di distruzione di massa in mano a Saddam.   Ma, insomma, un capo della CIA che afferma, implicitamente, che dei risultati della sua organizzazione non è il caso di fidarsi più che tanto, be’, questa non l’avevamo ancora sentita.  Che delle spie sia meglio diffidare è cosa nota, ma se a dirci di non fidarsi sono loro ci si trova precipitati di colpo in pieno paradosso, sul modello di quello classico del cretese bugiardo.  Ricordate, no?  A quello che dice il capo della CIA non bisogna credere mai, ma se è lui che ci dice di non crederci, allora vuol dire che quello che dice è credibile e quindi bisogna credergli anche se ci chiede di non credergli affatto e così via all’infinito.
        Dal paradosso si esce, naturalmente, ricordando che il vero bugiardo, in tutta la faccenda, è appunto Bush, con i suoi alleati e reggicoda inglesi, spagnoli, italiani, polacchi e chi più ne ha più ne metta.  Tutti sapevano, e non gliene fregava proprio niente, che quelle armi erano una bufala.  Berlusconi, quando è stato catturato Saddam, ci ha persino scherzato sopra.
Che i nostri capi ci ingannino non è, ovviamente, una grande scoperta: a non confidare nei principi esorta già la Bibbia (al salmo 146,3), su un calcolato gioco di bugie e reticenze si fonda da sempre la diplomazia internazionale e non per niente l’ex ambasciatore Romano ci ricordava giorni fa in un suo articolo le menzogne con cui sono stati giustificati i principali massacri degli ultimi centocinquanta anni, dal falso telegramma di Guglielmo I che servì a scatenare la guerra franco prussiana all’attacco simulato al posto di frontiera tedesco con cui Hitler sentì il bisogno di motivare l’invasione della Polonia.  Ne scriveva, l’ambasciatore, con un certo compiacimento, come di chi vuol fare capire che lui sì che sa come va il mondo e vano sarebbe per noi inesperti scandalizzarcene.  Così sempre si è fatto e così – stiamo pure sicuri – si continuerà a fare.
        Avrà ragione lui, figuriamoci.  Ma forse varrebbe la pena ricordare che né Bismarck né Hitler, pur sensibili, ciascuno a modo suo, alle necessità della propaganda, ritenevano di doversi preoccupare di una vera opinione pubblica, dell’esistenza di un corpo civile da cui dipende l’investitura politica e che ha bisogno, quindi, di informazioni ragionevolmente attendibili sulla base delle quali esprimere le proprie scelte.  I tiranni e gli autocrati possono mentire quando vogliono e non fanno che il loro mestiere: in bocca a un presidente (più o meno) democraticamente eletto la giustificazione di una menzogna in nome della ragion di stato (che altro Bush, in sua difesa, non ha saputo accampare) fa inevitabilmente un effetto diverso.  Di bugie ne abbiamo sentite tante, anche qui in Italia, nel nostro piccolo, ma è difficile sfuggire all’impressione che con questa storiaccia delle armi irakene si sia fatto un significativo salto di qualità democratica.  All’indietro, naturalmente.

08.02.’04