Il lungo viaggio

La caccia | Trasmessa il: 11/01/2009


    Devi augurarti che la strada sia lunga”, o meglio, secondo una vecchia traduzione che a me sembra insuperabile “Fa voti che ti sia lunga la via”, era l'invito che Kostandinos Kavafis rivolgeva, nel 1911, a chi, novello Ulisse, intendesse volgere la sua vela verso Itaca. Doveva essere lunga la strada, perché è solo nel viaggio, nella molteplicità delle esperienze che permette di godere e assemblare, che ogni ulisside che si rispetti trova la propria realizzazione. Arrivare alla meta, in sé, è una banalità, rappresenta, anzi, la fine dell'avventura. Erano idee, allora, abbastanza diffuse: qualcosa del genere faceva dire, pochi anni prima, il Pascoli al suo Aléxandros, che riflettendo su quanto sembri irrilevante, una volta arrivati, il cammino percorso, si augurava addirittura di non essersi mai messo in viaggio. Potremmo leggere in entrambi in casi l'elaborazione di di un tipico motivo romantico – diciamo un'eco lontana dello streben goethiano – coniugata con il pessimismo del primo Novecento, che preclude ogni soluzione che non sia puramente estetica. Non possiamo non impegnarci nel viaggio, certo, ma facciamo voti che la via sia lunga e affascinante perché è molto probabile che alla fine non ci aspetti proprio niente di buono. Anzi, che non ci aspetti proprio niente.
    Apprendo per caso, da uno spot promozionale della nostra radio, che l'esortazione del “vecchio poeta” di Alessandria funge oggi da titolo a un libro pubblicato, mesi fa, da Fausto Bertinotti. Non l'ho letto, finora, e me ne dispiace (quando l'avrò fatto ve ne parlerò senz'altro), ma mi sono informato e mi dicono che il volume ha molto a che fare, oltre che con la carriera e le esperienze dell'autore, con gli obiettivi e gli ideali di quella sinistra per cui si è così autorevolmente battuto e che rappresentano, ovviamente, la meta del viaggio del viaggio in cui i lettori vengono coinvolti. E se allo stato nessuno di quei valori ha avuto, ahimè, una decente realizzazione, non bisogna lasciarsene abbattere perché il viaggio – la militanza, suppongo – rappresenta comunque un valore.
    Be', questo, se ci pensate è un po' strano. Non sempre quello che va bene al poeta conviene automaticamente al politico, che agisce in un contesto collettivo e si prefigge delle finalità che non valgono soltanto per il suo io. È verissimo che basta l'impegno a dare un senso alla lotta, ma è altrettanto vero che qualche risultato, ogni tanto, farebbe piacere portarlo a casa. Non vorrei far torto all'ex presidente della Camera, citandolo, per di più, per sentito dire, e sono ovviamente sicuro che Bertinotti non ha mai sostenuto che il socialismo, per dire, è meglio cercarlo che trovarlo, ma certo con quel suo titolo l'ex subcomandante Fausto è riuscito a centrare un atteggiamento tra estetizzante e rinunciatario che mi sembra, oggi, largamente diffuso. Di obiettivi dell'agire politico e della possibilità di realizzarli, di fatto, non si parla più. Si pensa che sia già tanto, con i tempi che corrono, riuscire a tenersi a galla e chi proprio vuol navigare si ingegni a navigare a vista. In fondo è questo, se ci pensate, il leitmotiv nascosto di ogni primaria e di ogni talk show. Qui in radio, poi, è praticamente la parola d'ordine di tutti i “microfoni aperti” che dio manda in terra. Ed è un atteggiamento, non se ne abbia a male nessuno, che un po' mi deprime.
    Che volete. Non sarò certo autorevole come un Bertinotti, ma ho più o meno la stessa età e con la politica, nel mio piccolo, ho avuto a che fare per un buon mezzo secolo. Il viaggio, nel complesso, me lo sono goduto. Pure, una sbirciatina alla meta finale l'avrei data volentieri e non credo che a una simile aspirazione si possa rinunciare così facilmente. Con tutto il rispetto per Kavafis, che resta un grande poeta, a volte mi coglie il sospetto che chi per Itaca volge il suo viaggio dovrebbe cercare soprattutto, di arrivarci in fretta.

    01.11.'09


    Nota

    La traduzione di “Itaca” di Kavafis cui alludo è quella di Filippo Maria Pontani (Costantino Kavafis, Poesie, Mondadori, Milano 1961, p. 119). “Aléxandros” di Giovanni Pascoli è apparso nei Poemi conviviali nel 1904. Devi augurarti che la strada sia lunga, di Fausto Bertinotti (in collaborazione con Ritanna Armeni e Rina Gagliardi) è stato pubblicato nel luglio 2009 dall'editore Ponte alle Grazie.