Il dio brutto

La caccia | Trasmessa il: 04/18/2010


    Credo di potermi vantare, nei miei limiti, di avere una discreta conoscenza del mondo classico e della relativa cultura, in particolar modo di quella greca. In fondo, ho dedicato a questo tipo di studi i miei anni formativi e buona parte della mia attività professionale e il fatto che oggi mi occupi per lo più di altre tematiche non ha fatto svanire il mio interesse in materia. Posso così assicurarvi con ragionevole certezza che non esiste un singolo passo nelle opere degli autori antichi in cui il dio Ade, il signore degli Inferi, quello che i latini avrebbero chiamato Plutone, sia descritto come brutto. Non sarà stato certo un nume che tutti fossero ansiosi di frequentare e non è difficile immaginarcelo con un'espressione austera sul volto, e magari, viste le sue frequentazioni sotterranee, di colorito un po' pallido, ma brutto, certamente, non era. Era fratello di Zeus e Posidone, figlio anche lui di Crono e di Rea, e ne avrà condiviso i nobili tratti. Meno aduso dei fratelli alle scorrerie sulla Terra (ma quando vide la giovane Persefone e la trovò di suo gusto non si fece certo crescere l'erba sotto i piedi), meno presente di loro – quindi – nei miti, era tuttavia altamente rispettato da tutti e gli epiteti che i poeti gli dedicano si riferiscono, per lo più, alla sua potenza e alla sua maestà.
    Pure, leggo che all'attore Ralph Fiennes, protagonista, in quel ruolo, del film Scontro tra Titani, che, in versione 3D, sta spopolando nelle sale cinematografiche d'oltreoceano e presto lo farà nelle nostre, è stato imposto un trucco che lo rende tanto poco attraente da far supporre ai critici che si tratti soprattutto di un espediente per non venire riconosciuto dal pubblico. Infatti a costoro, diversamente dagli spettatori, il film (diretto da Luis Leterrier, noto, in precedenza, per L'incredibile Hulk) non è piaciuto, né sembra che l'interpretazione di Fiennes, di Liam Neeson, che fa Zeus, di Sam Worthington, che dalla parte del protagonista di Avatar è passata a quella di Perseo, e della bella Alexa Davalos, nei panni di Andromeda (o senza), li abbia del tutto convinti. Ma la storia, come già era successo in una precedente versione, nel 1981, sembra in grado di scatenare un vero entusiasmo di massa, a onta delle libertà che si prende con la mitologia. A partire, naturalmente, dall'Ade brutto e cattivo.
    Poco male, naturalmente. I miti, com'è noto, sopportano ogni genere di trasformazione e interpretazione e l'idea che il signore del mondo sotterraneo debba essere soprattutto un genio del male, e quindi di aspetto ripugnante, è troppo diffusa nelle religioni moderne perché registi e sceneggiatori di Hollywood possano farne a meno. Gli dei, tanto, hanno le spalle larghe e sopportano ogni fraintendimento offensivo. Già Euripide ne aveva trattato alcuni malissimo e lo stesso Omero ci riferisce, sui costumi matrimoniali di Zeus e di Era, dei particolari francamente sconvenienti.
    Varrebbe la pena, piuttosto, di chiedersi, come mai, nell'infinito repertorio di storie che offre la mitologia, tanto poche siano giunte nelle sale cinematografiche e negli studi televisivi. Leterrier ha dichiarato che, a suo avviso, gli dei greci possono essere assimilati ai supereroi dei fumetti, ma, di fatto, i personaggi dell'Olimpo (e dintorni) finora sono stati piuttosto assenti dalla cultura di massa. L'unico ciclo che sia stato abbastanza sfruttato, a quanto io sappia, è stato quello della guerra di Troia, il che si può spiegare con la sua natura di saga quasi storica, più che di storia divina. Ed è probabile che la scelta dell'episodio di Perseo e Andromeda, al centro di questo Scontro di Titani e di quello del 1981, sia dovuta in gran parte alle opportunità che offre, a differenza della maggior parte delle storie di dei e di eroi, di allestire un siparietto erotico sadomaso, con la bellissima figlia di Cefeo legata nuda allo scoglio, in attesa di essere divorata dal mostro (una procedura, ricorderete, che interessò anche l'Ariosto, che vi sottopose la sua Angelica). Per il resto, non c'è molto, anche se il grande successo del film fa supporre che non mancheranno i tentativi per replicarlo.
    Del buon esito di tali tentativi, tuttavia, mi permetterò di dubitare. La mitologia classica offre un catalogo inesauribile di storie di tutti i tipi e di personaggi variamente affascinanti (o disgustosi), ma alla possibilità di riciclarle in chiave moderna, non necessariamente pop, fa ostacolo proprio la loro diffusione, il fatto che siano profondamente introiettate dalla nostra cultura. La forma in cui ci sono tutte, più o meno, pervenute, ahimè, è una forma irrimediabilmente “poetica”, nel senso scolastico letterario del termine. Nei miti succede di tutto, vi ci si si può trovare in abbondanza sangue e sesso e violenza e tutti gli altri elementi che rendono le trame appetibili al pubblico, ma per goderne davvero bisognerebbe essere in grado di prescindere da un paio di millenni di rielaborazioni poetiche, di versioni in classe e parafrasi, di ammirazione convenzionale e di interesse imposto ex cathedra. L'episodio di Andromeda sullo scoglio è senza dubbio stuzzicante, ma dubito che il più arrapato dei liceali ne sia mai stato stuzzicato leggendo Ovidio in vista di una interrogazione.
    In altre parole, l'ostacolo principale alla utilizzazione contemporanea dei miti è l'incombere minaccioso su di essi del fantasma della cultura classica. Siamo stati noi insegnanti che, imponendo, generazione dopo generazione, i valori del classicismo, li abbiamo spietatamente sterilizzati. Non sarò il caso se persino il cinema, che non ha mai avuto rispetto per niente e nessuno, se n'è tenuto per quanto possibile alla larga. Se oggi la situazione sta veramente cambiando, se il successo di Scontro di Titani è il preludio di un'invasione di dei e di eroi sul grande e piccolo schermo, vorrà dire che siamo davvero di fronte a una rivoluzione culturale di straordinaria portata. Il successo dei fil mitologici può significare, finalmente, la fine della mitologia.
18.04.'10

    Nota

    Per Ade e Persefone si confronti soprattutto l'Inno omerico a Demetra. La storia di Perseo e Andromada si trova in Ovidio, Met., IV, 665 – V 235).