Il candidato ideale

La caccia | Trasmessa il: 04/06/2008


    Non mi sono certo meravigliato apprendendo che allo scontro in differita tra i due principali candidati alla Presidenza del Consiglio hanno assistito assai meno cittadini (la metà, o un terzo, non ricordo bene) di quanti hanno preferito l'episodio del commissario Montalbano. Non era, quest'ultimo, esattamente una novità, ma non lo erano neanche le conferenze stampa dei due mancati duellanti e, replica per replica, tanto valeva cercare, sul piccolo schermo, quel po' di divertimento che le storie incentrate sulla mitica cittadina di Vigata, provincia di Montelusa, sempre assicurano.
    Se poi volessimo proprio buttarla in politica, allora potremmo azzardarci a prendere i dati dell'audience per un vero sondaggio e proporre, nello spirito bipartisan che caratterizza questa campagna, la candidatura unica del commissario Montalbano alla guida politica del paese. La mossa, per strana che possa parere, non sarebbe priva di una sua logica: oggi come oggi, con la personalizzazione della vita politica, nei candidati cerchiamo soprattutto delle figure con cui identificarci e mentre è palese che con quegli altri due le possibilità di identificazione sono scarsine (altre sono le pulsioni che scatenano), l'eroe di Camilleri, come tutti i protagonisti del genere giallo) è stato inventato apposta per quello. È, come diceva Ian Fleming del suo James Bond, “una versione romanzata di ciò che ciascuno di noi vorrebbe essere quando è solo con se stesso”, anche se forse un po' meno romanzata, e quindi meno inquietante, di quel prototipo. Come personaggio, in effetti, rifugge dalle estremizzazioni: non è, per dire, insopportabilmente primo della classe né oltraggiosamente magnatizio; è intelligente, ma non geniale; risolve tutti i suoi casi, ma non senza aver preso qualche sbandata; è ligio alla legge, ma non si lascia imbrigliare dai formalismi e dalle procedure date; ha una fidanzata niente male, ma che ha anche il buon gusto di non stargli appiccicata, anzi, abita a oltre un migliaio di chilometri di distanza; è simpatico, ma anche – se necessario – un po' carogna. E così via: avrete notato che tutti questi “ma anche” – a differenza di altri – non servono tanto ad aggiungere, quanto a togliere, a ridimensionare, il che fa dell'ottimo Salvo una buona esemplificazione della massima aristotelica per cui la virtù consiste nella via di mezzo tra due vizi opposti. Questa, d'altronde, è la formula su cui sono costruiti tutti i suoi pari, da quando Georges Simenon, nel 1929, creò con Jules Maigret il prototipo del “commissario dal volto umano”, per sostituire il modello, un po' antiquato, dell'investigatore dandy, che, a partire dal cavalier Dupin di Poe, aveva, fino ad allora, tenuto banco nel mystery. Ma queste sono tecnicalità da lasciare ai cultori del giallo: a noi, in quanto elettori, interessa solo constatare che è un peccato che un leader fatto e finito come quello sciupi i propri talenti nel commissariato di Vigata, una cittadina che, oltretutto, nemmeno esiste. La situazione è grave e il paese ha bisogno di tutte le energie disponibili.
    E allora forza: manca solo una settimana, ma qualcosa si potrà pur fare: che so, un nuovo ciclo di primarie a tamburo battente, o una petizione di massa a Napolitano. Se poi vi sembrasse troppo audace l'idea di proporre alla Presidenza del Consiglio un personaggio televisivo (definiamolo così, perché nella sua incarnazione letteraria mostra qualche inquietudine di troppo e per di più è vagamente posizionato a sinistra, il che non sta bene), be', non statevi a preoccupare. Nella storia recente della Repubblica si è fatto molto di peggio.

    06.04.'08