Gagliardi, astuti e ingenui

La caccia | Trasmessa il: 12/06/2009


    Brava gente, gli svizzeri. Nella loro storia non ci saranno forse i quattrocento anni di pace e democrazia di cui parla Harry Lime nel Terzo Uomo, ma almeno le guerre dell'ultimo secolo e mezzo, con tutti gli annessi e connessi, le hanno schivate e non si può negare che il loro sistema politico istituzionale funzioni abbastanza bene. Certo, può capitare – succede a tutti – che il loro governo schiavo d'altrui si renda, che di un popolo gagliardo le tradizioni offenda e insulti la leggenda del loro Guglielmo Tell, e allora gli anarchici vengono scacciati senza colpa, ci si affeziona un po' troppo ai depositi delle vittime del nazismo e, in nome del segreto bancario, non si sta troppo a sottilizzare sulla provenienza dei capitali che copre, ma sono cose che succedono. A volte può darsi persino il caso che di queste o simili nefandezze si faccia pubblica ammenda e che almeno parte del maltolto sia restituita agli aventi diritto, che non è un'evenienza che ricorre tanto spesso in altri paesi. E poi producono dell'ottimo cioccolato e io, sin da quando ero piccolo, per il cioccolato ho sempre avuto un debole per cui non parlatemi male degli svizzeri, per favore. Il ricordo delle gite a Lugano con mio padre nei primi anni '50 ha sempre avuto, nella mia fantasia, un'aura di visita al paese di Bengodi.
    Tuttavia, non si può negare che il popolo gagliardo in questione, domenica scorsa, l'abbia fatta abbastanza grossa. Hanno approvato, contro l'opinione del loro governo, l'ormai celebre referendum che vieta l'innalzamento di nuovi minareti in tutta la Confederazione. Una formulazione che può apparire curiosa, ma dimostra, in realtà, come quei bravi valligiani, oltre che scarsamente sensibili alla prospettiva del multiculturalismo, si considerino particolarmente astuti. Un referendum contro l'immigrazione dal Terzo Mondo non lo potevano fare, perché la possibilità di far arrivare qualcuno che si occupasse dei bassi servizi faceva comodo anche a loro, uno che vietasse la religione islamica o ne limitasse le manifestazioni nemmeno, perché poi chi li stava a sentire quei fanatici della libertà di pensiero, per cui, con una scusa qualsiasi (quella per cui i minareti avrebbero soprattutto una valenza politica, non religiosa, che è una bella pretesa, ma qualcuno ci può cascare) si sono concentrati su un particolare minore e – zac! – ecco fatto. Il messaggio è stato lanciato, forte e chiaro, gli islamici hanno capito che saranno ammessi in quel felice paese solo se terranno la cresta bella bassa e nessuno, in teoria, dovrebbe aver nulla da eccepire.
    In realtà, hanno eccepito in parecchi. Il loro governo, appunto, e quelli di parecchi altri paesi, non tutti musulmani, e l'Unione Europea, il Commissario per i Diritti Umani della Nazioni Unite e persino un paio di chiese cristiane, compresa quella cattolica. Di fatto, di solidarietà quei poveri produttori di cioccolato ne hanno avuto pochissima. In Italia, dove sa Iddio se certe idee non allignano più del dovuto, gli unici a esporsi sono stati i leghisti, ma più per dovere di bandiera che altro. Gli altri zitti, a partire dalla Moratti, che nella sua – nella nostra – città non lascerebbe costruire, non che un minareto, una sala di preghiera sotterranea. Persino la stampa israeliana – sì, ho detto israeliana – ha descritto il voto svizzero come “una decisione razzista, forse la più grave dalla fine della Seconda Guerra Mondiale” e un noto studioso di quel paese ha dichiarato in una intervista alla radio militare (che non credo sia esattamente un organo gauchista) che “è come se avessero deciso di tagliare i boccoli degli ebrei religiosi”. Una unanimità di dissenso che dimostra come a farsi belli criticando gli altri siano bravi tutti, a partire da quelli che, per puri motivi di decenza, meno dovrebbero azzardarsi a farlo.
    Nessuno, naturalmente, ha fatto l'osservazione più ovvia, quella per cui proposte del genere, più che la gagliardia e l'astuzia dei proponenti, ne dimostrano la imbecillità congenita. O, se preferite, l'inguaribile ingenuità, una dote che, d'altronde, i nemici svizzeri dei minareti condividono con i loro confratelli più o meno razzisti di ogni paese, tutta gente che, come loro, non si è ancora reso conto della dimensione epocale del fenomeno migratorio e sogna ancora di tener lontano dall'Eldorado europeo le orde dei disperati e degli affamati del mondo. Un tentativo patetico, che ricorda un po' quello del celebre ragazzino olandese che cercava di impedire che la diga crollasse chiudendone la falla con il dito e chissà che fine avrà fatto, probabilmente è ancora lì, con il dito infilato nell'apposito buco. Perché con tutto quello che sta succedendo hai voglia a giocare con i minareti (o, tanto per dire, vietare il kebab a Venezia) e un giorno o l'altro dovranno rendersene conto anche gli svizzeri.
06.12.'09