Non sapremo mai, naturalmente, perché
il governo italiano ha cambiato idea in corso d’opera, rimangiandosi la
promessa di accogliere i tredici militanti palestinesi della Basilica della
Natività. Sappiamo soltanto che un qualche impegno informale in tal
senso doveva esserci per forza, visto che gli americani, che è vero che
sono un po’ prepotenti, ma non danno mai nulla per scontato e con i governi
NATO hanno delle eccellenti linee di comunicazione, hanno agito per oltre
settimana nel presupposto che ci fosse. D’altronde, in Italia lo
avevano confermato, in pubbliche dichiarazioni, sia il senatore Andreotti,
sottrattosi per un momento al fascino del gorgonzola, sia un sottosegretario
in carica. Poi da un momento all’altro, con una dichiarazione
di Fini, a cui gli altri leader e le strutture diplomatiche competenti
hanno fatto una certa fatica ad allinearsi, si è deciso di tirarsi indietro.
Lo stesso Berlusconi, a giudicare dalla faccia, non è sembrato particolarmente
felice di dover respingere le pressioni di Washington e del Vaticano e
la sua trovata finale di rifugiarsi dietro una invocata posizione comune
di quell’Unione Europea che, in passato, aveva avuto tante occasioni di
prendere a pesci in faccia proprio in nome del rapporto speciali con gli
Stati Uniti (per non dire dei suoi personali interessi), dimostra solo
che all’impudenza dell’individuo non c’è davvero limite.
Chissà
cosa è successo. Probabilmente qualcuno, tra i capi del Polo, ha
ritenuto più opportuno correlarsi direttamente con Sharon, che gli americani
poi lo coprono sempre, e se questo significava mandare a monte un accordo
che, se non altro perché era il primo, avrebbe avuto un certo valore simbolico,
tanto peggio. La politica del tanto peggio tanto meglio, in fondo,
è quella dell’attuale governo di Gerusalemme e facendola propria si possono
conquistare, in quella sede, benemerenze cospicue. Fini, in effetti, è
già stato premiato, con la dichiarazione di Perez che lo definisce – per
la prima volta, credo – “persona gradita” in Israele, che, per
uno con la sua storia, non è cosa da poco. Qualcun altro, forse,
sarà premiato o punito, ma a noi non lo verranno a dire di certo. In
ogni caso, la soluzione berlusconiana è stata definita “ragionevole”
da Fassino, il che significa che quando si tratta di fare una brutta figura,
in Italia, governo e opposizione sono capaci di marciare perfettamente
all’unisono.
Già.
Perché adesso che l’Unione Europea è doverosamente intervenuta e
che la questione dei tredici palestinesi sembra destinata a una soluzione
più pasticciata, ma non sostanzialmente diversa, da quella escogitata una
settimana fa, quel che resta da gestire all’Italia è solo una figuraccia
diplomatica senza precedenti. E fosse solo una figuraccia, che è
un genere cui la nostra diplomazia è, in certo senso, abituata. Il
fatto è che, dopo una fiumana di chiacchiere sul ruolo del paese, la politica
mediterranea, la volontà di pace, il nuovo piano Marshall e via andare,
governo e opposizione si sono clamorosamente lasciati sfuggire, senza nemmeno
spiegarci perché, l’unica (e, probabilmente, l’ultima) occasione che
ci si fosse mai presentata per contribuire, con un gesto concreto, se non
alla pace, almeno alle trattative. Anzi, non l’hanno nemmeno considerata
un’occasione, un’opportunità da cogliere al volo, per quanti problemi
potesse comportare, ma un fastidio da condividere e suddividere, se proprio
non lo si poteva evitare, con qualcun altro. Un atteggiamento che
può essere benissimo considerato, come ieri scrivevano quasi tutti, una
mossa di fine politica, ma che dal punto di vista morale – lo ammetterete
anche voi – rivela una bassezza assolutamente degna del paese di Ponzio
Pilato.
12.05.’02