Cosa deve fare il produttore di offelle

La caccia | Trasmessa il: 02/14/2010


    Leggo sul “Corriere” di venerdì che Pierluigi Bersani, forse per consolarsi della momentanea indisponibilità di Ballarò, intende recarsi al Festival di Sanremo. Non a cantare, grazie a Dio, ma tra il pubblico, insieme alle figlie. E ciò per una precisa motivazione politica: “' Il Pd è un partito popolare, senza snobismi, che va dove c'è la gente. Dove la gente ha dei problemi e soffre, ma anche dove si diverte.'”
    Non è chiaro se il segretario del maggiore partito dell'opposizione intenda andare a divertirsi o a soffrire. Ma è poco ma sicuro che di gente non ne incontrerà molta: Sanremo, fin dalle origini, è stato un evento eminentemente televisivo e il pubblico in sala ha sempre avuto una funzione soprattutto accessoria, poco più che un'appendice della scenografia. Durante Sanremo, la gente sta a casa, incollata al televisore. Lui lo sa, probabilmente, ma non se ne preoccupa: anzi, approfitta dell'occasione per polemizzare con la fondazione FareFuturo (quella di Fini), che, contro Sanremo, sembra abbia preso posizione a favore dei “'migliori esponenti della tradizione cantautoriale italiana, da De Gregori a Vecchioni, da Branduardi a Battiato, da Fossati ai fratelli Bennato e Guccini.'”
    Non oso pensare a come reagirebbe Guccini all'apprezzamento di quella organizzazione, ma Bersani, che pure ammira tutti costoro, certamente non ci sta. “'Mi dispiace per FareFuturo'” dice, “'che contrappone la tradizione dei cantautori a quella del Festival. A Sanremo hanno cantato e suonato, in epoche diverse, Gino Paoli e Luigi Tenco, Lucio Dalla e Rino Gaetano, Max Gazzé e Pino Daniele, Ivano Fossati e Vasco Rossi.'” E questo dovrebbe bastare, a suo avviso, a fare giustizia di certe distinzioni antipopolari.
    Be', a Sanremo, quanto a questo, ci sono stati anche Louis Armstrong e i Rolling Stones. E né gli uni né l'altro, per quanto ricordi, ci fecero una gran figura: toccarono, anzi, uno dei punti più bassi delle rispettive carriere. Qualcosa di simile, mutatis mutandis, è accaduto a qualcuno degli artisti citati da Bersani, tutta gente la cui fama è legata, se non vado errato, ad altre occasioni canore (a parte il fatto che a Sanremo uno di loro non sopravvisse). E d'altra parte, è noto che Gino Paoli non combinò niente di speciale durante la legislatura in cui fu deputato dell'allora Partito Comunista.
    Niente di strano, in fondo. Come recita un antico detto popolare lombardo, l'offelliere, inteso come il produttore di offelle (la nota specialità dolciaria di Parona Lomellina) deve fare soprattutto il proprio mestiere, a scanso di danni per lui e per gli altri. Il consiglio è ottimo e si applica non soltanto a musicisti e cantanti, ma anche ai segretari dei partiti politici. Bersani, apprendo, è un grande ammiratore di Vasco Rossi e immagino che vorrebbe avere anche lui una vita spericolata, una vita, come cantava quel sommo, “piena di guai”. Ma non è necessario, a tal fine, andare a Sanremo: dovrebbero bastare le imminenti elezioni regionali per procurargli tutti i guai di cui possa sentire il bisogno.

    14.02.'10