Controlli differenziati

La caccia | Trasmessa il: 01/06/2008


    Non temete, non vi parlerò, oggi, dell'Ecopass: ne hanno già parlato in troppi. Io, oltretutto, ne sono esente: per motivi indipendenti dalla mia volontà, potrei varcare la cerchia dei bastioni anche a bordo di un TIR. Anche prima dell'era morattiana, in realtà, godevo di qualche privilegio del genere, solo che allora, per accedere alle aree a traffico limitato, mi bastava un pass bene in vista sul parabrezza. Oggi, se ho capito bene, mi trovo nella necessità di trasmettere al competente ufficio comunale il numero di detto pass, nonché la targa del mezzo di cui intendo usufruire e una fotocopia della mia carta di identità, in modo che le telecamere disposte sui punti di accesso possano segnalare a chi di dovere che a passare di lì sono proprio io. Il risultato, salvo errore, è che da qualche parte, in chissà quale archivio elettronico municipale, si conserverà traccia, suppongo indelebile, dei miei transiti urbani. Niente di male, naturalmente, ma, chissà perché, il tutto mi ricorda alquanto il Grande Fratello.
    E toccasse solo a me e a chi è nelle mie condizioni, pazienza. In fondo siamo pochi privilegiati (se ci volete considerare tali) e i privilegi si pagano. Ma mi pare, sempre se ho capito bene, che a procedura abbastanza analoga debbano assoggettarsi i normali cittadini che intendono varcare quei limiti a pagamento. Quei disgraziati, oltre a fornirsi di un pass, di un carnet o di un abbonamento variamente differenziati per età della vettura e località di residenza, devono prendersi cura di “attivarlo”, segnalando in varie forme al Comune il codice personale che gli viene contestualmente assegnato. Anche loro, così, saranno debitamente registrati e tenuti solo controllo, con il particolare supplementare di dover pagare una certa cifra per farsi registrare e controllare. A questo, se ben ricordo, il Grande Fratello non aveva pensato, ma adesso a Milano ci tocca una Grande Sorella e si sa che la femmina della specie, in molti casi, è più pericolosa del maschio.
    Perché sarà giusto, non discuto, fare qualcosa per diminuire il traffico privato in centro e altrove, ma che fosse proprio necessario tutto questo ambaradàn elettronico di telecamere e codici personali, con la conseguente necessità di conservare e incrociare chissà quante registrazioni, a scapito della privacy di tutti, nessuno riuscirà a farmelo credere. In tutti i paesi che hanno messo a punto limitazioni del genere, una decalcomania in posizione visibile, insieme a un servizio di sorveglianza ben organizzato e a un sistema di sanzioni abbastanza gravose per scoraggiare eventuali infiltrati è considerato più che sufficiente. Ma noi siamo all'avanguardia e preferiamo un sistema di controllo quanto più possibile globale. D'ora in poi non sarà più necessario, se del caso, chiederci dove eravamo all'ora tale del giorno talaltro: basterà rivolgersi ai vigili.
    Oppure al farmacista, perché oltre che con la Grande Sorella di Palazzo Marino dobbiamo fare i conti con il Grande Zio del Pirellone (o come altrimenti volete chiamarlo), che anche lui i suoi archivi li vuole tenere aggiornati. Se vi è capitato di entrare in farmacia in cerca di medicinali, avrete notato che dal 2 gennaio u.s. Vi si chiede di esibire il tesserino regionale, affinché sugli scontrini sia impresso automaticamente il vostro codice fiscale. Con il che potete star sicuri che qualcuno, lassù, saprà di voi quali medicine prendete, quando siete andati a comprarle e da chi, migliorando sicuramente, se non il servizio sanitario, almeno il controllo elettronico dei fatti vostri. A meno, naturalmente, che paghiate tutto in contanti, rinunciando a qualsiasi ipotesi di rimborso, come, del resto, potrete sfuggire al controllo viabilistico dotandovi di un'auto abbastanza nuova da rientrare nella categoria delle “non inquinanti”. Si tratta di un ulteriore perfezionamento del sistema cui Orwell, povero ingenuo, non era arrivato.