Coloriture

La caccia | Trasmessa il: 03/10/2002




Parlavo, nel precedente intervento, di metafore “colorite”.  In realtà, essendo le metafore delle espressioni verbali, prive – dunque – di connotazioni cromatiche, anche quell’aggettivo è di natura metaforica: lo si usa, più o meno, nel significato, di “vivace”, “eccessivo”, magari un po’ “sopra le righe”.  Una metafora colorita, in sostanza, è quella che utilizza termini ed espressioni di cui di solito, per convenzione sociale, si preferisce fare a meno.  E in genere, come nel caso di cui ci stavamo occupando, si tratta di termini ed espressioni che hanno a che fare, all’incirca, con la sfera del sesso.

       Sia come sia, non vi sarà sfuggito come il concetto di “colorito” abbia assunto una straordinaria importanza nel dibattito politico nazionale della settimana testé trascorsa.  E tutto a causa dell’intervento che Umberto Bossi ha tenuto allo stesso congresso di fronte al quale Berlusconi si è lasciato andare a quella sciagurata dichiarazione a proposito dei propri affetti.  In quell’intervento, come ricorderete, il ministro ha espresso con una certa icasticità il suo pensiero a proposito dell’Unione Europea: ha detto che il progetto attualmente in atto non gli piace per niente, gli ha attribuito un carattere “stalinista”, ne ha definito il probabile esito con l’efficace neologismo di “Forcolandia” e ha fatto capire a chiarissime lettere che lui e i suoi con tutto questo non vogliono aver nulla a che fare.

       Bene.  Essendo il governo di cui Bossi fa parte impegnato in tutt’altro senso, la cosa ha suscitato qualche scompiglio.  Che, non potendo esso governo permettersi di fare a meno del Bossi, è stato necessario in qualche modo sedare.  E a tal fine molto ci si è servito del termine “colorito”.  Il là l’ha dato il Presidente del Consiglio in persona, ricordando che “tutti conoscono il linguaggio colorito” di Bossi, e che quindi adontarsi per quelle dichiarazioni significava “fare una tempesta in un bicchier d’acqua”.  E, nonostante le precisazioni e le pedanterie dei vari Buttiglione e Tremonti, da questa impostazione Berlusconi non si è più schiodato: l’ha ripetuta anche all’incontro con il Cancelliere Schröder, venerdì, facendo mettere in qualche modo a verbale che “non bisogna badare al colore e al linguaggio con cui si dicono certe cose”.

       Ammetterete anche voi che tutto questo è strano.  Le metafore colorite, in fondo, vengono censurate appunto perché colorite, nel senso che quelle espressioni di solito non le si usano, ma questo non ha niente a che fare con un giudizio sulla sostanza di  quanto con ogni metafora si è inteso affermare.  Se sento lodare l’uomo politico X perché “ha le palle” (stavolta – temo – non posso esimermi dalla citazione), potrò protestare perché l’impianto ideologico dell’analogia mi sembra sbagliato, o perché preferisco che non si parli di testicoli in pubblico, ma non per questo sarò tenuto a negare che quel signore abbia un carattere risoluto e molta determinazione nel perseguire i suoi fini.   Se sostengo che il tono e il modo di esprimersi di qualcuno sono tali per cui la sostanza di quanto dice non merita di essere presa in considerazione, faccio –  indebitamente – un passaggio in più.  Gli do, oltre che del maleducato, del bugiardo o del mentecatto e non mi prendo neanche la briga di dimostrarlo.

       Almeno, così l’ha intesa il Cancelliere della Repubblica Federale di Germania.  “Il Presidente Berlusconi” ha raccontato Schröder sorridendo al termine dell’incontro “mi ha detto in modo chiaro che certe affermazioni drastiche non corrispondono alla linea europeista che il governo italiano intende portare avanti.  Quindi le affermazioni di quel signore non vanno prese troppo sul serio”.

       Con il che, a quanto pare, il problema è chiuso.  Perché a rigore di logica, il Bossi dovrebbe essersene incazzato alquanto e il tradizionale incontro del lunedì sera, domani, potrebbe avere qualche risvolto, come dire, burrascoso, ma la logica con queste cose non ha molto a che fare, per cui chi ha dato ha dato e amici come prima.  Quanto il Presidente del Consiglio possa essere lieto di avere tra i propri ministri un signore la cui parole non vanno prese sul serio non è neanche il caso di chiederselo.  Come dicevamo prima, l’individuo non si vergogna di niente.  Neanche di se stesso.


10.03.’02