Parlavo, nel precedente intervento, di metafore “colorite”. In
realtà, essendo le metafore delle espressioni verbali, prive – dunque
– di connotazioni cromatiche, anche quell’aggettivo è di natura metaforica:
lo si usa, più o meno, nel significato, di “vivace”, “eccessivo”, magari
un po’ “sopra le righe”. Una metafora colorita, in sostanza, è
quella che utilizza termini ed espressioni di cui di solito, per convenzione
sociale, si preferisce fare a meno. E in genere, come nel caso di
cui ci stavamo occupando, si tratta di termini ed espressioni che hanno
a che fare, all’incirca, con la sfera del sesso.
Sia come sia, non vi sarà sfuggito come il
concetto di “colorito” abbia assunto una straordinaria importanza nel
dibattito politico nazionale della settimana testé trascorsa. E tutto
a causa dell’intervento che Umberto Bossi ha tenuto allo stesso congresso
di fronte al quale Berlusconi si è lasciato andare a quella sciagurata
dichiarazione a proposito dei propri affetti. In quell’intervento,
come ricorderete, il ministro ha espresso con una certa icasticità il suo
pensiero a proposito dell’Unione Europea: ha detto che il progetto attualmente
in atto non gli piace per niente, gli ha attribuito un carattere “stalinista”,
ne ha definito il probabile esito con l’efficace neologismo di “Forcolandia”
e ha fatto capire a chiarissime lettere che lui e i suoi con tutto questo
non vogliono aver nulla a che fare.
Bene. Essendo il governo di cui Bossi
fa parte impegnato in tutt’altro senso, la cosa ha suscitato qualche scompiglio.
Che, non potendo esso governo permettersi di fare a meno del Bossi,
è stato necessario in qualche modo sedare. E a tal fine molto ci
si è servito del termine “colorito”. Il là l’ha dato il Presidente
del Consiglio in persona, ricordando che “tutti conoscono il linguaggio
colorito” di Bossi, e che quindi adontarsi per quelle dichiarazioni significava
“fare una tempesta in un bicchier d’acqua”. E, nonostante le precisazioni
e le pedanterie dei vari Buttiglione e Tremonti, da questa impostazione
Berlusconi non si è più schiodato: l’ha ripetuta anche all’incontro con
il Cancelliere Schröder, venerdì, facendo mettere in qualche modo a verbale
che “non bisogna badare al colore e al linguaggio con cui si dicono certe
cose”.
Ammetterete anche voi che tutto questo è strano.
Le metafore colorite, in fondo, vengono censurate appunto perché
colorite, nel senso che quelle espressioni di solito non le si usano, ma
questo non ha niente a che fare con un giudizio sulla sostanza di quanto
con ogni metafora si è inteso affermare. Se sento lodare l’uomo
politico X perché “ha le palle” (stavolta – temo – non posso esimermi
dalla citazione), potrò protestare perché l’impianto ideologico dell’analogia
mi sembra sbagliato, o perché preferisco che non si parli di testicoli
in pubblico, ma non per questo sarò tenuto a negare che quel signore abbia
un carattere risoluto e molta determinazione nel perseguire i suoi fini.
Se sostengo che il tono e il modo di esprimersi di qualcuno sono
tali per cui la sostanza di quanto dice non merita di essere presa in considerazione,
faccio – indebitamente – un passaggio in più. Gli do, oltre
che del maleducato, del bugiardo o del mentecatto e non mi prendo neanche
la briga di dimostrarlo.
Almeno, così l’ha intesa il Cancelliere della
Repubblica Federale di Germania. “Il Presidente Berlusconi” ha
raccontato Schröder sorridendo al termine dell’incontro “mi ha detto
in modo chiaro che certe affermazioni drastiche non corrispondono alla
linea europeista che il governo italiano intende portare avanti. Quindi
le affermazioni di quel signore non vanno prese troppo sul serio”.
Con il che, a quanto pare, il problema è chiuso.
Perché a rigore di logica, il Bossi dovrebbe essersene incazzato
alquanto e il tradizionale incontro del lunedì sera, domani, potrebbe avere
qualche risvolto, come dire, burrascoso, ma la logica con queste cose non
ha molto a che fare, per cui chi ha dato ha dato e amici come prima. Quanto
il Presidente del Consiglio possa essere lieto di avere tra i propri ministri
un signore la cui parole non vanno prese sul serio non è neanche il caso
di chiederselo. Come dicevamo prima, l’individuo non si vergogna
di niente. Neanche di se stesso.
10.03.’02