Hay spot, scenetta pubblicitaria, carosello, chiamatelo come volete voi,
che a intervalli regolari compare su ns. teleschermi e che, ogni volta
che capitami sotto occhi, mandami regolarm. in bestia. Mette in scena
2 esponenti di + giovani generaz.: ragazza aria abbast. peperina in jeans
e camicia bianca e 1 giovane troglodita che, evidentem., mangiasela con
occhi. Azione, nonostante brevità tipica di ql genere, diciamo così,
drammatico, articolasi in 2 atti. In 1° lei chiede a lui “belli,
eh, miei jeans?”, facendo opportunam. dondolare qla parte di corpo che
+ di ogni altra da paio di jeans può essere avvalorata. “Eh sì”
borbotta cupido lui (facendoci capire non avere troppa familiarità con
linguaggio articolato). In 2° atto, entrambi sono di fronte a vetrina
di pasticceria. “Qnte cose buone!” esclama lei, insinuante. Il
bruto, at prospettiva di azione, ritrova dono di parola et esce in un deciso
“Dai che ci strafoghiamo”. “Bravo” ribatte lei, “e poi qui chi
ci entra?” intendendo x “qui” propri pantaloni, a cui cintura dà tiratina
in avanti, come x permettere a partner di sbirciare at interno. E
poi passa a spiegare a spettatori che solo tal prodotto dolciario, che
pur essendo a base di cioccolato est fresco, leggero e povero di calorie,
può garantire at tempo stesso max. di soddisfaz. orale et minimo di sovrappeso.
Be’, non consideratemi di gusti diffic., ma io qla pubblicità non riesco
proprio a sopportarla. Mi innervosisce. Vedete, rendomi conto
che tempi sunt qlo che sunt, che oggi chi deve smerciare prodotto a base
di cioccolato non può limitarsi a vantarne squisitezza, ma deve garantirne
innocuità, assicurando che, nonostante qlo che dicersi in giro, non fa
ingrassare, al- non tanto. Sì, hay rischio che messaggio, a qs. punto,
suoni come scusa non richiesta, che est sempre manifesta accusa, ma non
puotesi farne a -: imponelo cultura corrente et esigonolo condiz. sanitarie
di qs. ns. mondo sviluppato e ipernutrito. Ma, porca oca, chiedomi,
era proprio necessario affidare messaggio a quei 2 tipi lì, secondo ql.
modello d’interazione? Non so a voi, ma a me modello di giovinetta
lusingatrix, che prima inziga maschio voglioso e poi, in nome di valore
superiore, invitalo a trattenersi, proponendo, se proprio bisogna, palliativo,
non ricorda affatto cioccolato. Ricordami dialettica tra sessi, o,
se preferite, strategie di corteggiam. in uso a tempi di mia giovinezza,
tanti tanti anni fa, dialettica e strategie che credevo ormai scomparse,
travolte da rivoluzione sessuale di anni ‘60 e conseguente avvento di
costumi più liberali. Ricordami insieme di pratiche che, pur se largamente
diffuse, ben poco giovavano a felicità di giovani uomini e giovani donne
che servivanonese e garantivano, anzi, at une et altri max. di frustraz.
e altiss. probabilità di vita futura assai poco appagante da pdv
sessuale e/o affettivo. E siccome preoccupomi molto di felicità altrui,
idea che tutto qs. fossesi perso in notte di tempi era 1 di pochi motivi
di conforto che provavo pensando a anni che capitatomi trascorrere.
Invece no. Con banale, mortificante pretesto di vendere 1 cioccolatino,
qc1 sta proponendoci, pari pari, qlo schema. Quod vuol dire che pensa
che funzioni, che convinto che gente identifichicisi, che sicuro che consumatori
accettino senza fiatare hpt che compito di signore sia qlo di lusingare
prima et dare stop poi. Certo, può darsi che committante di qla
pubblicità sia 1 che non capito niente di tempi et affidasi a modelli di
comportam. sociale ormai superati. O magari est 1 che, subdolam.,
quei comportam. intende proporre e propagandare, servendosi della diffusa
paura del peso superfluo come cavallo di Troia. Magari, scava, finirebbesi
x scoprire che hay dietro Wojtyla, o, + modestam., Formigoni. Ma
guaio est che forse est 1 che capito tutto, che sa che tempi non sono cambiati
e che qli che credono che sianolo sono poveri illusi, vecchi hippies fuori
da mondo. E stupitevi poi se qlo spot innervosiscemi?
22.02.’98