Chi è solo e chi è mal accompagnato

La caccia | Trasmessa il: 02/17/2002



Strane notizie si leggono sui giornali.  Una nota di agenzia che ho trovato riportata soltanto sul “Manifesto” dell’altro ieri (15.02.’02), informa che a Bangkok, in Tailandia, il primo ministro Thaksin Shinawatra ha deciso, nell’ambito di una sua  campagna a tutela dell’ordine pubblico, di riesumare una legge di quarant’anni fa che impedisce l’ingresso delle donne sole, nel senso di non accompagnate da un maschio, in tutti i bar, discoteche, locali notturni e analoghi esercizi della capitale.  La polizia ha già provveduto a impartire le più severe disposizioni ai gerenti.  Il provvedimento, emesso – si fa notare – “proprio nel giorno di San Valentino”, ha l’obiettivo di “ostacolare il fenomeno del sesso a pagamento”, che si dice molto diffuso nella metropoli tailandese.  La misura, si legge, “ha scatenato la protesta delle femministe, che invocano il rispetto dell’uguaglianza tra i sessi garantita dalla Costituzione, ma anche delle associazioni sindacali a tutela delle donne che lavorano nell’industria del divertimento”.
        La notizia, a prescindere dal fatto che non si capisce bene che cosa abbia a che fare San Valentino con il sesso a pagamento, e più in generale con la Tailandia, dove il culto dei santi cristiani non deve essere particolarmente diffuso, è di quelle che fanno pensare.  Personalmente non sono mai stato in quel paese, ma, da quanto ho letto e sentito, credo che la prostituzione vi rappresenti una delle componenti fondamentali del prodotto nazionale lordo (ho anche una mezza idea che, per nostra vergogna, la clientela sia fornita in gran parte dall’Europa occidentale, con particolare riguardo all’Italia e, più specificamente, alla nostra Milano, ma su questo particolare torneremo un’altra volta).   È ovvio che un leader sollecito del bene del paese (il suo partito, apprendo da altra fonte, si chiama Thai Rak Thai, come a dire “I tailandesi amano i tailandesi”) cerchi di por fine a una situazione così deplorevole.  L’idea di escludere dai locali pubblici le donne sole può sembrare un po’ drastica, ma, in qualche modo, può funzionare.
        D’altra parte…  d’altra parte, è probabile che in un paese che, pur non essendo tra i più strapelati del terzo mondo, ha comunque i suoi bei problemi, la diffusione del meretricio non sia da addebitare soltanto a una particolare propensione delle donne locali.  Provvedimenti del genere danno sempre l’impressione di voler colpire (o occultare) i sintomi, lasciando intatte cause e motivazioni di fondo.  E, nella fattispecie, a pensarci bene, l’idea non sembra nemmeno particolarmente brillante.  I traffici sessuali saranno, forse, eliminati dai bar e dalle discoteche, ma da qualche parte troveranno sicuramente asilo.  E d’altronde le donne non esercitano quasi mai la prostituzione da sole e per conto proprio: hanno quasi sempre alle spalle, poveracce, qualcuno che del mestiere condivide, se non le spiacevolezza, almeno i profitti e che non dovrebbe avere difficoltà a scortarle nei luoghi in cui si addensano i clienti.  No, forse l’unico provvedimento davvero efficace sarebbe quello di vietare in quei locali l’ingresso a tutti gli uomini soli, nel senso di non scortati dalla propria legittima moglie o fidanzata (la madre, eventualmente, per i minorenni): mentre una donna può offrirsi benissimo anche se è in compagnia, specialmente se il suo accompagnatore ci ha il suo bell’interesse e sa comportarsi in modo appena discreto), è difficile che un uomo si dedichi a certe ricerche quando è a braccetto della propria compagna.   Ma è difficile che qualcuno, in Tailandia o altrove, decida di applicare, per scoraggiare la prostituzione, un provvedimento che riguardi gli uomini: a prostituirsi sono le donne, perbacco, ed è su di loro che devono ricadere misure di sicurezza e sanzioni.
        Tutto il mondo è paese.  A Bangkok quella deplorevole attività continuerà per chissà quanto, almeno fino a quando per approfittarne vi affluiranno i turisti, ma non nei bar e nelle discoteche.   L’ottimo Thaksin Shinawatra avrà ottenuto, se non proprio il trionfo della morale, almeno quello della discrezione.  D’altronde lui è uno di quelli cui l’apparenza interessa quasi quanto la realtà, nel senso che di mestiere, prima di scendere in campo, fondare un partito e vincere le elezioni, spacciava immagini.  Figuratevi che si tratta (stando all’ultima edizione del Calendario Atlante De Agostini) di un “ricchissimo imprenditore nel settore delle comunicazioni”, uno che controlla canali televisivi e roba del genere.  Come faccia un paese serio ad affidarsi a individui del genere è una cosa che non sono mai riuscito a capire.

17.02.’02