Strane notizie si leggono sui giornali.
Una nota di agenzia che ho trovato riportata soltanto sul “Manifesto”
dell’altro ieri (15.02.’02), informa che a Bangkok, in Tailandia, il
primo ministro Thaksin Shinawatra ha deciso, nell’ambito di una sua campagna
a tutela dell’ordine pubblico, di riesumare una legge di quarant’anni
fa che impedisce l’ingresso delle donne sole, nel senso di non accompagnate
da un maschio, in tutti i bar, discoteche, locali notturni e analoghi esercizi
della capitale. La polizia ha già provveduto a impartire le più severe
disposizioni ai gerenti. Il provvedimento, emesso – si fa notare
– “proprio nel giorno di San Valentino”, ha l’obiettivo di “ostacolare
il fenomeno del sesso a pagamento”, che si dice molto diffuso nella metropoli
tailandese. La misura, si legge, “ha scatenato la protesta delle
femministe, che invocano il rispetto dell’uguaglianza tra i sessi garantita
dalla Costituzione, ma anche delle associazioni sindacali a tutela delle
donne che lavorano nell’industria del divertimento”.
La
notizia, a prescindere dal fatto che non si capisce bene che cosa abbia
a che fare San Valentino con il sesso a pagamento, e più in generale con
la Tailandia, dove il culto dei santi cristiani non deve essere particolarmente
diffuso, è di quelle che fanno pensare. Personalmente non sono mai
stato in quel paese, ma, da quanto ho letto e sentito, credo che la prostituzione
vi rappresenti una delle componenti fondamentali del prodotto nazionale
lordo (ho anche una mezza idea che, per nostra vergogna, la clientela sia
fornita in gran parte dall’Europa occidentale, con particolare riguardo
all’Italia e, più specificamente, alla nostra Milano, ma su questo particolare
torneremo un’altra volta). È ovvio che un leader sollecito del
bene del paese (il suo partito, apprendo da altra fonte, si chiama Thai
Rak Thai, come a dire “I tailandesi amano i tailandesi”) cerchi di por
fine a una situazione così deplorevole. L’idea di escludere dai
locali pubblici le donne sole può sembrare un po’ drastica, ma, in qualche
modo, può funzionare.
D’altra
parte… d’altra parte, è probabile che in un paese che, pur non
essendo tra i più strapelati del terzo mondo, ha comunque i suoi bei problemi,
la diffusione del meretricio non sia da addebitare soltanto a una particolare
propensione delle donne locali. Provvedimenti del genere danno sempre
l’impressione di voler colpire (o occultare) i sintomi, lasciando intatte
cause e motivazioni di fondo. E, nella fattispecie, a pensarci bene,
l’idea non sembra nemmeno particolarmente brillante. I traffici
sessuali saranno, forse, eliminati dai bar e dalle discoteche, ma da qualche
parte troveranno sicuramente asilo. E d’altronde le donne non esercitano
quasi mai la prostituzione da sole e per conto proprio: hanno quasi sempre
alle spalle, poveracce, qualcuno che del mestiere condivide, se non le
spiacevolezza, almeno i profitti e che non dovrebbe avere difficoltà a
scortarle nei luoghi in cui si addensano i clienti. No, forse l’unico
provvedimento davvero efficace sarebbe quello di vietare in quei locali
l’ingresso a tutti gli uomini soli, nel senso di non scortati dalla propria
legittima moglie o fidanzata (la madre, eventualmente, per i minorenni):
mentre una donna può offrirsi benissimo anche se è in compagnia, specialmente
se il suo accompagnatore ci ha il suo bell’interesse e sa comportarsi
in modo appena discreto), è difficile che un uomo si dedichi a certe ricerche
quando è a braccetto della propria compagna. Ma è difficile che
qualcuno, in Tailandia o altrove, decida di applicare, per scoraggiare
la prostituzione, un provvedimento che riguardi gli uomini: a prostituirsi
sono le donne, perbacco, ed è su di loro che devono ricadere misure di
sicurezza e sanzioni.
Tutto
il mondo è paese. A Bangkok quella deplorevole attività continuerà
per chissà quanto, almeno fino a quando per approfittarne vi affluiranno
i turisti, ma non nei bar e nelle discoteche. L’ottimo Thaksin
Shinawatra avrà ottenuto, se non proprio il trionfo della morale, almeno
quello della discrezione. D’altronde lui è uno di quelli cui l’apparenza
interessa quasi quanto la realtà, nel senso che di mestiere, prima di scendere
in campo, fondare un partito e vincere le elezioni, spacciava immagini.
Figuratevi che si tratta (stando all’ultima edizione del Calendario
Atlante De Agostini) di un “ricchissimo imprenditore nel settore delle
comunicazioni”, uno che controlla canali televisivi e roba del genere.
Come faccia un paese serio ad affidarsi a individui del genere è
una cosa che non sono mai riuscito a capire.
17.02.’02