Candidati da primato

La caccia | Trasmessa il: 05/09/1999



Non ho ancora visto le liste approntate dalle principali forze politiche per le elezioni europee e vi confesso che sono davvero preoccupato.  Non perché mi tormentino i dubbi su quella a cui dare il mio voto: avrete capito anche voi che, da qualche tempo, da problemi di questo genere non mi lascio affliggere più che tanto.  E nemmeno perché mi angosci il pensiero dei nostri futuri rappresentanti al Parlamento di Strasburgo: se è vero che, a giudicare dai nomi che si sono sentiti in giro, qualche preoccupazione sarebbe più che legittima, è anche vero che quel Parlamento ha il non trascurabile pregio di contare ben poco, per cui chiunque ci vada non potrà fare, in definitiva, gran danno.   Ma tra i possibili candidati ce n’è uno che mi dispiacerebbe proprio mancasse al nastro di partenza e finché non saprò se ce l’ha fatta o meno a entrare in lista non credo proprio che riuscirò a dormire in pace.
        Ora, non so se le severe norme sulla par condicio e la propaganda elettorale mi permettano o meno di farvene il nome.  Per fortuna, in questo momento, non me lo ricordo neanche con esattezza: il tipo dovrebbe chiamarsi Pirata, o Corsaro, o Predone, o qualcosa del genere, un cognome che, a prima vista, sembrerebbe inadatto a chi aspiri a un ruolo pubblico, ma che a quanto pare non gli ha impedito, anni fa, di conquistare un seggio in Regione e di entrare, anzi, nella relativa giunta e poi nessuno è responsabile del cognome che porta.  Si tratta, in sostanza, di quell’ometto di Alleanza Nazionale che da quasi un mese – dall’indomani del mancato referendum sul maggioritario, in effetti – ha ricoperto i tabelloni elettorali, le palizzate dei cantieri, i muri di cinta, i cassonetti della rumenta e quante altre superfici verticali fossero disponibili con i manifesti raffiguranti la sua effigie e l’invito a mandarlo a Strasburgo.
        Be’, che volete che vi dica: non intendo certo raccomandarvi di eleggerlo o di non eleggerlo, ci mancherebbe altro, ma spero proprio che a entrare in lista quel tipo ci sia riuscito.  Sarebbe, in caso contrario, uno spreco terribile di energia e di preveggenza.  Pensate: un mese fa non c’erano candidature, non c’erano liste, non c’erano neanche le elezioni, nel senso che non le aveva ancora indette nessuno, e lui aveva già pronti i manifesti.  I manifesti con la sua bella faccetta tonda a colori, il suo bel gioco di parole sul cognome (sì, adesso mi ricordo qual è, ma non ve lo dico lo stesso) e il suo bravo invito agli elettori.  Non aveva potuto prevedere tutto, naturalmente: il simbolo del partito, per esempio, era ed è clamorosamente sbagliato, visto che un mese fa nessuno avrebbe potuto immaginare che il prossimo 13 giugno alla minifiamma di AN sarebbe stato sovrapposto il minielefante del “patto Segni”.  Ma visto che il connubio tra postfascisti e pattisti è una di quelle mosse che sfidano l’immaginazione più ardita (anche se chi conosce l’on. Masi qualche sospetto avrebbe potuto averlo) di questo non gli si può proprio fare colpa.
        Sì, lo so, voi verreste farmi notare che non sapere neanche con chi si alleerà il proprio partito non è il segno distintivo di un alto stratega della politica.  E che affiggere dei manifesti in anticipo, e fuori dagli appositi spazi, è un reato.  E che definirsi candidato quando non lo si è, in sostanza, è una bugia.   Ma che volete che contino questi insignificanti particolari di fronte allo spirito d’iniziativa?  Sono difetti leggeri, peccati veniali, licenze poetiche.  Il principio cui si è attenuto il nostro aspirante candidato è stato quello di sbattersene delle regole, mettere gomiti e piedi in tutti i piatti possibili e autodichiararsi per quello che aveva deciso di voler essere, nella serena consapevolezza che in una società scombinata come la nostra è la notizia che crea il fatto, non viceversa.  E queste sono cose che fanno tutti, tanto è vero che dopo di lui le hanno fatte in tanti, in tantissimi, come potrete constatare voi stessi dandovi un’occhiata attorno e tenendo conto del fatto che oggi, domenica  9 maggio, la campagna elettorale non dovrebbe essere neanche aperta.   Ma lui è stato il primo, e un po’ di merito glielo dovremo ben riconoscere, no?  I primati sono sempre primati, in tutti i sensi.

09.05.’99