Cadute regali

La caccia | Trasmessa il: 04/29/2012


    Cadute regali

    Quando ero molto, ma molto piccolo circolava una filastrocca – o era una canzoncina, non so bene – in cui si affermava che il Re del Portogallo volea ballar la samba, ma essendo poco in gamba cadde per terra e si fece del male. Non saprei dirvi se quelle gaie strofette conservassero memoria di qualche fatto storico, ma non credo: i re del Portogallo erano stati, un secolo e mezzo prima, anche imperatori del Brasile, da dove è originario quel ritmo (“il” samba, mi raccomando, al maschile, non “la” samba come dicevamo noi italiani ignoranti), ma in Europa il ballo relativo era venuto di moda nel secondo dopoguerra, quando di re in Portogallo e in Brasile non ce n'erano più da un pezzo. Tuttavia non si può mai dire e sarà meglio lasciare la questione in sospeso. Può darsi benissimo che ci sia sotto qualche importante segreto di corte.
    Comunque, nella penisola iberica i re sono evidentemente a rischio caduta. Lo si è visto qualche giorno fa, quando il re di Spagna, quello autentico e in carica, trovandosi in Botswana per la caccia all'elefante è scivolato nell'accampamento, rompendosi un'anca in più punti. La cosa ha stupito e un po' indignato i suoi sudditi, soprattutto perché nessuno di loro, sembra, sospettava che il sovrano si trovasse in quel paese a quello scopo. Con i chiari di luna che ci sono in Spagna, che il capo dello stato si dedicasse a svaghi tanto dispendiosi, e per di più senza dirlo a nessuno, è parso disdicevole. Si aggiunga che Juan Carlos, a quanto pare, viaggiava in compagnia femminile, ma non in quella della regina, e che tra i titoli di cui si ammanta, oltre che Conte di Questo e Duca di Quest'Altro, c'è anche quello di Presidente Onorario del WWF, organizzazione che non incoraggia precisamente i safari. Insomma, se non avessero – al momento – altre gatte da pelare, è probabile che molti spagnoli non sarebbero alieni dal riprendere in considerazione il problema della forma istituzionale del paese. Avere un sovrano oggetto di pettegolezzi scabrosi non può piacere a quel popolo orgoglioso.
    Strano destino, in verità. Quel re raccolse molta popolarità e molte lodi, in giovinezza, quando favorì, per quanto stava in lui, il passaggio pacifico dal regime franchista a quello democratico e fu determinante nel far fallire il golpe del colonnello Tejero, nel 1981. Per qualche tempo sembrò (pur essendo – tutto sommato – un pupillo di Franco) l'uomo giusto al posto giusto. Poi, man mano che la democrazia spagnola trovava la sua via, dimostrando di non aver bisogno di garanti istituzionali, ha perso quella funzione e ha visto declinare la sua popolarità. Come tutti i re di questa terra ha avuto i suoi guai con i generi e con le nuore, ha ceduto più di quanto le costumanze lo consentissero alle tentazioni extraconiugali, è stato coinvolto in operazioni finanziarie discutibili, si è estraniato un po' troppo dal paese e dai suoi problemi. Adesso rischia, se non la corona, che in Spagna non si usa, posizione e reputazione, per essersi fatto beccare in compagnia di una principessa tedesca a caccia di elefanti in Botswana.
    Se lo merita, certo. Ma un po' lo si può capire. Fare il re, oggi, dev'essere un mestiere mortalmente noioso. A parte quei potentati della penisola araba e del golfo persico dotati di poteri assoluti, harem sovrappopolati e rendite petrolifere ingenti, a parte la famiglia principesca di Monaco, i cui membri, maschi e femmine, si guadagnano il pane sgomitando duramente nell'industria del gossip mediatico internazionale, a parte la Regina d'Inghilterra, che è sopravvissuta agli scandali di famiglia solo sottoponendosi a un accurato processo di auto-imbalsamazione, gli altri non hanno, in sostanza, nulla da fare. Sono ben pagati e riccamente mantenuti, certo, godono di privilegi piccoli e grandi,sono molto più liberi dalla cappa severa della ragion di stato di quanto fossero i loro antenati solo un secolo fa, ma sono condannati – in compenso – alla futilità a vita. Possono parlare finché vogliono del proprio ruolo simbolico, della funzione rappresentativa e del ruolo tradizionale che esercitano e rivestono nella nazione, ma, in effetti sono i primi a non crederci, a sapere di essere soltanto dei parassiti sociali e dei residuati storici, i cui antenati solo per un capriccio del destino o per la distrazione degli dei sono sfuggiti alla ghigliottina. Per forza che, per distrarsi, finiscono per fare qualche grossa cazzata. Non hanno nessuna possibilità di passare alla storia per quelle gesta politiche e militari dalle cui competenze ormai sono stati espropriati: possono sperare soltanto di venire ricordati per le proprie imprese private, magari in forma di filastrocca o di canzonetta. Qualcosa come “Voleva il Re di Spagna sparare all'elefante, ma essendo titubante la gamba si spezzò”. Che non sarà un granché ma almeno è qualcosa.