Ambienti di classe

La caccia | Trasmessa il: 01/15/2012


    Ambienti di classe

    Una volta viaggiavamo divisi per classi sociali. Sui treni le vetture di prima, seconda e terza classe offrivano, rispettivamente, le loro suntuose poltrone di velluto rosso, quelle di dignitoso panno beige e i rigidi sedili di legno lucido alle terga dell'alta borghesia, del medio ceto e del proletariato. Così volevano i tempi e la distinzione, d'altronde, non riguardava soltanto le ferrovie. In analoghe categorie erano distinte le cabine dei piroscafi sulle linee di navigazione e se in aereo di classi ce n'erano soltanto due era perché si dava per scontato che su un mezzo di trasporto così sofisticato la plebe non avrebbe mai posto piede. Quando, verso la fine degli anni '50, fu abolita la terza classe sui treni (nel senso che tutte le carrozze di seconda furono promosse ex officio in prima), gli ottimisti vi videro un segno dell'inarrestabile avanzata del progresso sociale e i pessimisti una manifestazione dell'incombente proletarizzazione delle classi intemedie, ma l'iniziativa segnò indubbiamente una fase in cui, in un senso o nell'altro, ci si sforzava di esibire (o forse di simulare) una qualche forma di uguaglianza. Nei nuovi modelli di vettura, la differenza tra gli scompartimenti di prima e di seconda, dal punto di vista del conforto e della dignità, non veniva più così clamorosamente ostentata. Certo, c'erano treni e treni e ai carri bestiame in uso sulle linee dei pendolari o su quelle degli emigranti si contrapponevano i rapidi delle tratte tra le città principali, ma si trattava, in fondo, di una distinzione funzionale, che non atteneva alla sfera simbolica, che notoriamente è quella che conta di più.
    Oggi, in quest'anno 2012 in cui debutterà sulle nostre strade ferrate il nuovo treno privato ad alta velocità (strana cosa, tra parentesi, questa dei treni privati: io li avevo sempre considerati una stranezza americana di cui si diceva nei romanzi del primo Novecento, qualcosa di strettamente correlato ai plutocrati e ai capitani d'industria di Jack London e autori del genere: ricordo per esempio che ne possedeva uno il padre del ragazzo viziato di Capitani coraggiosi di Kipling), in quest'anno 2012, dunque, apprendo che la divisione in classi sui treni è destinata a sparire. Sul nuovo mezzo, che opererà sulle linee Torino – Salerno e Roma – Venezia, come si ricava da internet, si potrà scegliere tra tre “ambienti”: “Smart”, che assicurerà qualità e conforto al minimo prezzo, “Prima”, ove i viaggiatori saranno comodamente serviti, ma proprio una prima non è, in quanto inferiore come confort a “Club”, che offrirà privacy, massima comodità e servizi personalizzati. Una ulteriore distinzione è prevista con l'introduzione di due, chiamiamoli così, sottoambienti: “Prima relax”, dove sarà dato rigorosamente il bando ai telefonini, e “Smart cinema”, nella quale sarà possibile godersi comodamente un film di prima visione.
    So cosa volete dirmi: che istituendo cinque ambienti non si fanno sparire le classi, ma le si moltiplicano, con un giochetto nominalistico di dubbio gusto. Ma la nuova compagnia che gestirà il servizio, tutto sommato, può permetterselo: in fondo è una società privata senza finalità di utilità pubblica, mira soltanto al profitto e se ritiene che il profitto possa essere ottimizzato da una divisione tariffaria del genere (perché suppongo che a ogni ambiente o sottoambiente corrisponda la relativa tariffa) perché glielo si dovrebbe precludere?
    Tutt'altro discorso, naturalmente, vale per Trenitalia, che fa parte del gruppo Ferrovie dello Stato italiane. Che infatti, come apprendo da un opuscolo cellofanato insieme a vari settimanali, sul suo “Nuovo Frecciarossa”, che copre, o dovrebbe coprire, la stessa linea Torino – Salerno, non offre certamente né due classi né quattro ambienti, cosa che a un servizio pubblico, che a tutti dovrebbe essere parimenti rivolto, non si addirebbe. Propone infatti – attenti! – “quattro modi di viaggiare”: “Standard”, “per un viaggio veloce in totale convenienza”;
    “Premium”, in cui “il confort di eleganti poltrone in pelle” assicura “il viaggio perfetto” e ti tocca anche il “Welcome pack costituito da uno snack e un drink”; “Businness”, che garantisce “Un ambiente accogliente e spazioso” in cui si può “lavorare comodamente” con il proprio PC, scegliendo, se lo si vuole “la privacy dei due salottini riservati o tutta la tranquillità della nuova Area del Silenzio”, ed “Executive”, con otto posti singoli, esclusivi e riservati, in cui si è accolti con gustosi drink, riviste e il quotidiano preferito e si può assaporare l'esclusivo “pasto gourmet” rilassandosi sulle ampie poltrone in pelle con schienale e poggiagambe regolabili. Il cinema, se ho ben capito non c'è, ma in compenso è disponibile la “nuova sala meeting: il tuo ufficio in movimento”, l'ambiente ideale per incontrare i partner e i colleghi, con un tavolo, “6 sedie di design Okamura ed un monitor HD 32'' per le tue presentazioni”. Come a dire, se non ho sbagliato i conti, che tra opzioni base, salottini, aree del silenzio e aree meeting le classi, pardon, i modi di viaggiare saranno sette, tutte ovviamente di lusso e con tariffe adeguate. “Modi di viaggiare”, naturalmente, non classi, affatto corrispondenti agli “ambienti” della concorrenza privata, in ossequio all'invincibile ipocrisia di una organizzazione sociale per cui le divisioni fondate sulla disponibilità del quattrino sono tutto, ma tutto bisogna fare pur di non dichiararlo.
    Del resto, il senso generale della proposta, la sua “filosofia”, tanto nell'ipotesi pubblica quanto in quella privata, è quella per cui sulla dorsale del paese, da Torino a Milano a Roma a Napoli, possano e debbano viaggiare solo dei magnati. Sia dal punto di vista del marketing sia da quello della progettazione, gli sforzi non sono mirati a rendere il servizio sempre più affidabile, sicuro e veloce – come pure sarebbe necessario, visto che, per concorde testimonianza di chiunque lo usi con regolarità, non c'è una volta in cui il Frecciarossa non sia in ritardo, non si fermi a mezza via, non si ritrovi con le portiere bloccate e l'aria condizionata disinserita e via andare – ma a prospettare ipotetici confort aggiuntivi a questo tipo di viaggiatori, o come forma di allettamento o per distrarli dagli inconvenienti di cui sopra. E a fare del treno, tipico mezzo di locomozione collettivo, uno strumento esclusivo per quei pochi che se lo possono permettere. Gli altri si arrangino come possono: è vero che su quelle linee mezzi alternativi non ce ne sono, ma cosa importa? Se uno vuole andare, mettiamo, da Milano a Roma, senza vedere un film, tenere una riunione d'affari, lavorare sul suo PC, consumare un pasto gourmet o rilassarsi su una poltrona di cuoio, che cosa viaggia a fare? Tanto vale che resti a casa.
15.01.'12