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La caccia | Trasmessa il: 03/28/2010


    Mi telefona un'amica che da qualche tempo si è trasferita in campagna. È di passaggio a Milano, parte domattina sul presto e le farebbe piacere vedermi stasera. Bella idea, le rispondo, cercherò di rendermi libero, anche se è un po' un casino perché ho degli impegni. E mi scappa detto che se mi avesse avvertito un po' prima avrei potuto organizzarmi con maggior agio. “Ma no” dice lei, “ho avvertito tutti che venivo.” E prima che gli possa ribattere che me no, aggiunge, in tono di deprecazione. “Ah già, ma tu non hai Facebook.”
    Non è la prima volta che mi capita. Anche l'altro giorno, quando mi sono lamentato con un amico filologo che organizza delle serate interessantissime sui generi thriller e noir e non mi avverte mai quando hanno luogo, mi sono sentito rispondere che, per motivi che francamente mi sono sfuggiti, lui gli inviti li fa tutti via Facebook. E quando gli ho spiegato che tra me e Facebook i rapporti sono minimi, ha aggiunto “Be', non importa, puoi sempre leggermi su MySpace”.
    Ho capito così che le mie faccende sono giunte a un altro momento di crisi. Sono riuscito a tenermi alla larga, finora, dalle “reti sociali”, come mi sembra si chiamino, perché non avevo voglia di imparare come funzionano e comunque mi sembrava incongruo, per ricevere dei messaggi che i mittenti avrebbero facilmente potuto inviarmi in tutt'altro modo, dovermi registrare in una comunità, sia pure virtuale, mettendomi alla mercé di ogni possibile contatto indesiderato, ma capisco che il momento della resa si avvicina. Mi aspetta inesorabilmente un altro periodo di faticoso apprendistato. E anche se tutti mi assicurano che utilizzare quegli strumenti è facilissimo, anzi, è un vero godimento, la prospettiva un po' mi atterrisce.
    Mi succede sempre così, con i progressi della tecnologia delle comunicazioni. Ogni passo in più mi sembra l'imposizione di un'indebita fatica. Mi sono appena abituato, dopo decenni di resistenza, a usare il telefonino, comincio a muovermi con un minimo di disinvoltura tra e-mail e motori di ricerca, ho appena imparato, in pratica, a usare il videoregistratore e di punto in bianco questa mia sapienza mi si rivela insufficiente. Il video mi hanno detto che posso anche rottamarlo, insieme con il televisore, che ho in casa da non più di trent'anni e funziona benissimo, perché sta per arrivare il digitale terrestre. Il mio telefonino suscita in chiunque lo veda sguardi di compatimento e di pena, tali e tante sono le fondamentali funzioni di cui è privo. E l'e-mail, ormai, senza Facebook e affini, sembra diventato uno strumento di utilità alquanto dubbia.
    Perdonate lo sfogo. Sono un uomo di una certa età e mi torna difficile, ormai, tenermi al passo con il mondo moderno. Non mi considero un passatista e non rimpiango i tempi della posta a cavallo e della radio a galena, finora ho affrontato con baldanza le novità della tecnologia e della moda, ma, francamente, mi sembra che ormai lo sforzo per tenersi aggiornati somigli alla classica corsa dei levrieri dietro al coniglio meccanico. Nessuno è più convinto di me della necessità di aggiornarsi, ma c'è un limite alle capacità umane e bisognerebbe tenere conto del fatto che le sinapsi di noi anziani si sono fatalmente ossidate e non è bello infierire su chi arranca per la salita.
    Di tanto volevo rendervi edotti e, per il futuro, se avrete necessità di comunicarmi qualcosa, usate pure la mail normale, grazie. Oppure mandatemi una cartolina.
    28.03.'10