Lucia Tilde Ingrosso – milanese, giornalista,
sulla trentina – ha fatto parecchia strada nei due anni che ci separano
da La morte fa notizia, il suo primo romanzo, pubblicato dalla Pendragon
nel 2005 e giunto in finale l’anno successivo al Premio Scerbanenco. Da
un’opera, come si usa dire, promettente, ma ancora in qualche modo impacciata,
è passata a un prodotto, nel suo genere, completamente maturo. E
un prodotto, per di più, assolutamente slegato dalle mode e dalle tendenze,
che ci parla di un’autrice che, pur all’inizio della carriera, è capace
di scegliere la sua via e di seguirla con decisione.
A
nozze col delitto è un giallo classico, talmente classico da risultare
persino spiazzante nel panorama contemporaneo. È un mistery di quelli
con i sospettati, gli indizi, gli alibi, la deduzione finale, il colpo
di scena e l’assassino a sorpresa. Ambientato in un’alta
borghesia milanese descritta con una certa perfidia soft, racconta di come
il giovane Vittorio Aldobrandi, figlio di un principe del foro e anch’egli
brillante avvocato, sia rinvenuto cadavere nel soggiorno della lussuosa
palazzina che possedeva in via Vincenzo Monti, alla vigilia delle nozze
con la bella Ludovica, giornalista in carriera. Di assassinio, ostensibilmente,
si tratta e il colpevole, come d’uso, può essere chiunque, anche se sembra
abbastanza probabile che lo si debba cercare tra i partecipanti della sua
festa di addio al celibato, uno dei quali, come risulta dalla conversazione
sorpresa da un testimone, doveva passare a trovarlo più tardi. Però
c’è Ludovica, che, nel frattempo, ha dato a sua volta l’addio al nubilato
e in modo abbastanza poco convenzionale e sembra avere qualcosa da nascondere
e bisogna anche tener conto del fatto che la famiglia del morto è abbastanza
incasinata e l’asse ereditario abbastanza cospicuo da permettere ogni
illazione in quel senso. E poi ci sono un paio di ex fidanzati di
lei e una ex fidanzata di lui che, in tutta evidenza, non la raccontano
giusta. Insomma, un discreto rompicapo per il giovane e aitante ispettore
Rizzo, proiettato da un momento all’altro nell’indagine e costretto a
destreggiarsi tra testimoni reticenti, indizi che più labili non si può
e collaboratori piuttosto zucconi.
Se
tutto questo vi ricorda un po’ un telefilm, be’, non vi posso dar torto.
La trama appartiene a quell’universo spirituale e il romanzo, come
ogni giallo classico che si rispetti, si concentra soprattutto sulla trama.
Personaggi e ambientazioni sono tratteggiati soltanto per quel che
basta e non un filo di più (anche se la descrizione della Milano estiva
è abbastanza suggestiva). Ma l’autrice dispone di una marcia in
più, cioè di una insolita capacità di scrittura, una prosa sommessa e scorrevole,
che le permette di assemblare senza residui tutti questi elementi convenzionali
e di proporci un’opera, nei limiti del genere d’intrattenimento, perfettamente
leggibile. In questi tempi di serial killer e di contaminazioni horror
è, credetemi, un vero sollievo.
29.10.’07
Lucia Tilde Ingrosso, A nozze col delitto, Kowalski, pp. 307, € 14,00