Sostanzialmente un eclettico

Carlo è morto a Milano nella notte tra il 23 e il 24 settembre 2012.

Ci mancherà.


Carlo Oliva, milanese, nato nel 1943, è sostanzialmente un eclettico. Laureato in filologia classica con Raffaele Cantarella, ha insegnato a lungo (1967/1990) lettere antiche e moderne nei licei, prima di rendersi conto che, per vari motivi, la scuola ne aveva abbastanza di lui e lui della scuola. Si è occupato, contestualmente, di problemi dell’insegnamento, dell’istituzione scolastica e della condizione giovanile, pubblicando qualche saggio in merito su “Ombre rosse”, “Quaderni piacentini” e varie pubblicazioni, come si diceva, militanti, ma teme che il tutto, ideologicamente, sia alquanto invecchiato. Degli stessi argomenti si è occupato, in forma più giocosa, su “Linus” (1980 / 1995).

Ha seguito, nei limiti del possibile, l’insegnamento di Silvio Ceccato e ­­ grazie soprattutto al sodalizio intellettuale con Felice Accame ­­ si è cimentato in qualche ricerca nell’ambito della metodologia operativa. È membro del direttivo della Società di Cultura Metodologico-Operativa, ma in questo alto consesso svolge funzioni eminentemente pratiche. Ha collaborato spesso e volentieri con Massimo Bonfantini e gli amici del circolo “Psomega”.

Al momento, si occupa soprattutto di ideologia del linguaggio, nonché di gialli e narrativa popolare in genere. Come tutti, nei momenti di debolezza ha scritto delle poesie e qualcuna l’ha persino pubblicata. Giornalista free-lance, collabora a Radio Popolare di Milano, dove conduce da oltre vent’anni, con l’amico Accame, la trasmissione “Caccia all’ideologico quotidiano” e interviene in varie rubriche culturali, soprattutto con le sue recensioni. Collabora ad “A - rivista anarchica”, il che, considerando che ha scritto in passato su “M - la rivista del mistero”, su “G - la rivista del giallo” ed è stato addirittura direttore di “S”, il leggendario foglio situazionista degli anni ’60, gli assegna incontestabilmente il record nazionale di collaborazione a testate rappresentate da una singola lettera dell’alfabeto.

Un po’ malandato, ma non del tutto domo, si ostina a credere che i principali valori del “movimento” degli anni ’70 non siano da buttare.